Ciò che apprezzo nei romanzi storici, se fatti bene, è la capacità degli autori di riportare eventi realmente accaduti con una propria interpretazione, permettendoci di entrare nella vita di personaggi che hanno fatto la differenza, conoscendoli come fossimo presenti anche noi in quel tempo. Fra questi c’è il titolo di cui vi parlo ora, ovvero La Principessa Indiana di Indu Sundaresan.

Ci troviamo nell’India del 1631, quando l’imperatore Shah Jahan, rimasto vedovo dopo la morte dell’amatissima moglie, decide di costruire in memoria di lei un mausoleo che verrà annoverato fra le meraviglie del mondo: il Taj Mahal. Fra i suoi numerosi figli, spicca senz’altro la personalità della sua primogenita Jahanara, donna tanto bella quanto intelligente, che tenta di salvare le sorti del regno a fianco di un padre che a poco a poco si lascia andare al dolore per la perdita della donna della sua vita, contro i fratelli che lottano tra loro per ottenere l’eredità. Al tempo stesso cerca di celare al mondo la sua passione per un uomo inadatto al suo rango, pur di restare fedele al suo ruolo. Come ho accennato prima, fra le cose che più mi sono piaciute del romanzo, è il fatto che si percepisce nel corso della lettura, il lavoro di ricerca storica svolto dall’autrice, per altro riportato da lei stessa nella parte finale attraverso la bibliografia. Dove ci sono stati dei “buchi” informativi nella documentazione, sono stati sapientemente riempiti in maniera romanzata. Ne esce una storia che parla sì della costruzione di uno dei monumenti più spettacolari del mondo, descrivendone sia la costruzione, sia i materiali che la compongono e la loro disposizione, ma anche la vita e la crescita di una principessa in gamba, la cui saggezza ha preservato fino all’ultimo le sorti del regno, nonostante il suo pensiero fosse occupato anche dal dolore di non poter vivere serenamente la sua storia d’amore e nonostante in quel tempo, come ben sappiamo, la donna non contasse gran che. Per me è un 5 su 5.
ATTENZIONE, SPOILER IN QUESTO PARAGRAFO!!!! Quando il libro inizia vediamo la madre di Jahanara che muore di parto e lascia la gestione del palazzo alla figlia maggiore e termina quando la donna, rassegnata ormai all’inevitabile vittoria del fratello minore Aurangzeb e morte del padre, accetta di far parte del nuovo regno. Come spiega l’autrice, non si è mai capito per quale motivo Aurangzeb cercasse tanto l’approvazione della sorella, probabilmente perché è l’unica che mantiene una certa dignità fino all’ultimo. Tuttavia, ho notato che fra tutti i personaggi, quella che davvero sembra la sola dotata di saggezza sembra proprio la protagonista, soprattutto se contrapposta alla figura d’ombra della sorella Roshanara che dimostra un’indole subdola e sciocca, che tenta in ogni maniera di imitarla ma senza riuscirci. Per non parlare dei fratelli che si contendono il trono: l’unico che alla fine usurpa il potere con lo stesso modus operandi dei suoi antenati, viene visto come il “terribile”, quando invece a me sembrava semplicemente un principe che si è sentito messo da parte e per questo ha cercato in tutti i modi di dimostrare quanto fosse più valoroso dei suoi fratelli maggiori, facendo persino degenerare la situazione. Quello che cerco di dire è che, in tutta questa faida familiare, mi sembra un po’ forzato il fatto che l’unico personaggio a 360° sia solo quello di Jahanara, mentre gli altri diventano stereotipi di contorno. Probabilmente questo è un limite, purtroppo, presente in romanzi storici che, per mancanza di fonti, non può approfondire ogni singolo carattere senza scadere troppo nella fantasia. Peccato…
Grazie per aver letto l’articolo, vi auguro una buona lettura del libro 🙂
“Nessuna donna si affaccerà al jharoka fintanto che Bapa è imperatore. Credi che gli amir rispettassero Nur Jahan per le sue azioni? Ridevano di lei. Il posto per una donna, il nostro posto Roshan, è dietro il velo, dietro le mura dello zenana, e se vuoi fare qualcosa, qualsiasi cosa, devi farla da qui, in questo spazio.” La Principessa Indiana, I. Sundaresan