Memorie di una geisha – A. Golden

Buongiorno (alle 13.50)! Durante questa quarantena molti di noi hanno avuto modo di dedicarsi di più a svaghi personali, che vanno dalla cucina alla lettura di articoli, libri, videogames, maglia, uncinetto, fai-da-te, ecc…Io ho deciso di leggere un libro che tenevo riposto da diverso tempo e che mi aveva attirato per il successo che ne era conseguito alla sua pubblicazione. Si tratta di Memorie di una Geisha di Arthur Golden.

Come si evince già dal titolo, la protagonista è una geisha, Sayuri, una delle più famose del Giappone che, diventata ormai anziana e vivendo a New York, decide di raccontare la sua vita a tale Jakob Haarhuis, docente universitario di storia giapponese. Inizia così il romanzo, narrato in prima persona da lei stessa, che racconta le sue vicende fin dall’infanzia, quando, insieme alla sorella maggiore Satsu, viene portata via da Yoroido, un villaggio povero di pescatori, per essere vendute a Gion dal sig. Tanaka, un commerciante. Le strade delle due ragazze ben presto si dividono: mentre la povera Satsu finisce in un quartiere malfamato dove è costretta a prostituirsi, Chiyo (così si chiama la protagonista prima di diventare una geisha) a causa dei suoi insoliti occhi grigio-azzurri, viene cresciuta in un okiya perché possa farsi strada per diventare “donna dell’arte”. Molte sono le peripezie lungo la strada che prosegue attraverso intrecci amorosi e amicizie, senza dimenticare di spiegare al lettore i sacrifici che comporta questo mestiere, la via da intraprendere prima di arrivare al successo attraverso duro studio e allenamento. Insomma, Sayuri ci racconta come ha fatto a raggiungere il suo successo.

Stando a quanto si afferma nel libro e anche in vari articoli sul web, l’autore ha condotto ricerche per circa 10 anni sul tema, avendo avuto anche lunghi dialoghi con la vera geisha più famosa del Giappone, ovvero Mineko Iwasaki il cui successo risale agli anni ’60 e ’70. La scelta di scrivere in prima persona sicuramente rende il tutto più coinvolgente, anche perché spesso e volentieri il narratore si rivolge al lettore con frasi del tipo “vi ricorderete…” oppure “come vi ho già detto prima…”, ma il ritmo che all’inizio si presenta come scorrevole e veloce, ad un certo punto assume una piega diversa, diventando logorroico e monotono. Arrivata alle ultime 200 pagine ho fatto davvero fatica a finirlo, trovando inutile lo stile prolisso di narrazione di alcuni episodi. Senza contare che ciò che ne è scaturito dalla lettura di questo romanzo mi ha lasciata perplessa: qual era lo scopo di pubblicare un libro del genere dal parte del sig. Golden? Lo dico perché a causa di questo libro sono sorte diverse polemiche e, a quanto pare, la stessa Mineko, che aveva esplicitamente chiesto l’anonimato, ne ha fatto le spese arrivando a denunciarlo per aver scritto fatti non veritieri e pubblicando la sua autobiografia (sicuramente una delle mie prossime letture) intitolata Storia Proibita di una Geisha.

ATTENZIONE: SPOILER NEL PARAGRAFO!!!! Cos’è una Geisha? Per noi occidentali sembra che questa figura non abbia un corrispettivo a noi più familiare e, per questo motivo, è stata erroneamente associata ad una prostituta di alta classe. Niente di più sbagliato e ci tiene a ribadirlo anche l’autore, ma dal racconto non sembra proprio, per questo sono rimasta delusa. Golden ci tiene a sottolineare quanto sia difficile la formazione di giovani apprendiste, piena di studio delle arti e allenamento per quanto riguarda imparare a suonare lo Shamizen, danzare in maniera impeccabile e inespressiva (riprendendo le maschere del Teatro No), preparare il tè secondo la tradizionale cerimonia. Ma come si traduce nella pratica? Nel corso di tutta la storia di Sayuri non ho mai letto un dialogo che rendesse onore a tanti anni di studio. Cosa dovevano studiare a fare ste donne se i loro dialoghi erano sempre puerili e inutili? Inoltre, tutto in quel libro ruota intorno ai soldi: pagare per stare in okiya, pagare per addestrarsi, pagare per essere un danna, pagare per il mitsuage, soldi, soldi e ancora soldi. Si può dire che nell’universo “geishoso” di Golden, l’arte ruoti intorno al denaro influenzando qualunque azione della vita di una geisha. Per carità, si trattava sempre di un lavoro e come tale serviva per campare, ma non c’è nulla di elogio artistico in questo romanzo. Tutto ciò quindi, riduce queste donne a dei meri oggetti del piacere perché non ne ho vista una prendere decisioni a puro vantaggio personale. Sono tutte vittime in questo senso, persino la terribile Hatsumomo che non poteva nemmeno frequentare l’uomo di cui era innamorata oppure la saggia Mameha che, per quanto indipendente che fosse perché viveva in un appartamento tutto suo, doveva star dietro ai capricci del Barone umiliandosi pubblicamente. Persino la storia d’amore con il Presidente alla fine mi suona ridicola: si innamora di lui a 12 anni facendo pensieri maliziosi, cerca di rincorrerlo per tutta la vita come un’adolescente innamorata e alla fine mette in gioco la propria reputazione pur di averlo. Lui alla fine pare comprendere le intenzioni di lei (degno dei migliori film mentali) e la perdona, perciò vissero felici e contenti.

Alla fine di tutto questo mi chiedo, ma che scopo c’era di scrivere un romanzo del genere? I casi sono due: o volevi esporre la realtà nuda e cruda delle geishe con tutte le sue criticità oppure hai solo sfruttato i racconti preziosi di una geisha, manipolandoli secondo i criteri del successo commerciale di altri libri. In ogni caso hai contribuito a screditare questa arte, se di questo di tratta veramente, tanto che una donna che l’ha vissuta in prima persona ha dovuto pubblicare una controrisposta. Quindi, se dopo 10 anni di ricerche, mi tiri fuori una cosa che più che rispecchiare la realtà, cavalca l’onda dei romanzi d’amore sul mercato del té ambientati nell’India come colonia inglese, mi sa che non hai fatto un gran ben lavoro. Per me voto 2.5/5. Ora sono davvero curiosa di sapere la versione di Mineko Iwasaki…

Una nota positiva del libro è che ne hanno tratto un film omonimo dalla colonna sonora stupenda!

“Il rimpianto è un tipo di dolore molto particolare; di fronte a esso siamo impotenti. E’ come una finestra che si apre di sua iniziativa: la stanza diventa gelida e noi non possiamo fare altro che rabbrividire. Ma ogni volta si apre sempre un po’ meno, finché non arriva il giorno in cui ci chiediamo che fine abbia fatto.” A.Golden, Memorie di una Geisha

Vaccini sì o no – S. Montanari e A. M. Gatti

E’ da circa un mese che non pubblico un articolo e devo dire che un po’ mi dispiace. A causa di diversi impegni, ho dovuto sacrificare un po’ del tempo dedicato alle mie passioni, come la lettura. Ultimamente mi sono interessata a un volume che tenevo in libreria da un bel po’, una lettura che definisco “attenta”, perché non tratta di un romanzo, ma contiene argomenti di carattere scientifico.

Il libro si intitola “Vaccini Sì o No?“, scritto da Stefano Montanari e Antonietta M. Gatti, rispettivamente laureato in Farmacia e ricercatrice, nonché marito e moglie che collaborano insieme ormai dal 1979. Prima di tutto, perché proprio questo libro? Da quando hanno inserito nelle scuole l’obbligo di vaccinarsi per poterle frequentare si è alzato un polverone che ha spaccato la popolazione a metà: chi accoglie con piacere questa presa di posizione da parte dello Stato e chi grida al complotto, accusando Big Pharma di voler guadagnare sulla salute dei cittadini. In tutto questo, quello che cerco io, come in quasi tutti gli argomenti che fanno largamente discutere, è di analizzare dati e opinioni da entrambe le parti, con relative fonti, per poterne trarre delle conclusioni. Ebbene, quando ho trovato questo libricino ho pensato “Beh, un’analisi al microscopio non può non essere super partes! I dati parlano chiaro!”. Mmmh….diciamo ni.

Ho apprezzato la volontà degli autori di fare qualcosa di innovativo, ovvero prendere 28 vaccini fra quelli messi in commercio, analizzarli al microscopio elettronico e rilevare la presenza di eventuali particelle estranee non specificate nei bugiardini. SPOILER: tutti i vaccini esaminati, esclusi quelli dei gatti, contengono tracce di metalli quali ferro, alluminio, nichel, ecc…nonché altre sostanze, la cui presenza è altrettanto inspiegabile, come zolfo, cloro, calcio…

Tutto il manoscritto è scritto in maniera semplice, scorrevole e per certi versi, si possono ricavare ed estrapolare delle teorie interessanti. Per esempio, gli autori fanno notare, riprendendo dalle banche dati immagini statistiche a prova di quanto affermano, che in molti casi la diminuzione della mortalità infantile era iniziata già prima dell’introduzione di alcuni vaccini su larga scala, come quello per la pertosse e il tetano. Quindi si pongono la domanda: la scomparsa della malattia è avvenuta grazie al miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie oppure per la presenza del vaccino? Senza contare che attraverso le loro ricerche cercano, in qualche modo, di spostare l’attenzione sulla Nanopatologia, ovvero la scienza che studia le malattie indotte dalle microparticelle di una sostanza che, visto quanto riportato dai risultati sull’osservazione al microscopio dei 28 vaccini, risulta quantomeno degna di essere presa in considerazione.

Tuttavia, nel complesso sono rimasta comunque delusa per diverse ragioni. Prima di tutto, con grande dispiacere, ho trovato una presa di posizione netta, invece che una sorta di neutralità decantata fin dal titolo stesso, fra l’altro portata avanti attraverso credenze che, a mio avviso, mi sembrano un po’ luoghi comuni. Si dice, per esempio, che le persone si recano in Pronto Soccorso accettando qualunque diagnosi gli venga rifilata dal medico senza porsi delle domande. A dirla tutta, mai come ora il parere del medico è forse l’unico fra i professionisti che più viene messo in discussione, soprattutto fra persone che pensano di avere lo stesso livello di cultura dopo aver letto qualche articolo su internet, fra l’altro prendendo fonti di dubbia provenienza. Gli autori accusano anche di disonestà il sistema che sottende la somministrazione dei vaccini: non viene detto al paziente che immunizza solo per alcuni ceppi e nemmeno al 100%, oltre al fatto che la protezione, ammesso che ci sia, sarebbe solo temporanea. Le persone non possono fare domande, altrimenti vengono aggredite. Non so chi abbiano conosciuto lor signori, probabilmente medici che di per sé erano persone poco educate, ma vi posso garantire che persino nei corsi di aggiornamento per infermieri viene ribadito quanto il dialogo con il paziente, ricco di spiegazioni e sempre disponibile per chiarire eventuali dubbi, sia fondamentale. Inoltre, i bugiardini di tutti i vaccini, nonché l’intero elenco di quelli in commercio, possono essere visionati su internet attraverso il portale del Sistema Sanitario Nazionale. Non ho trovato traccia di dati positivi riguardo l’introduzione di vaccini, ma solamente critiche e perplessità. Anzi, esistono studi che affermano la loro utilità, ma è tutto vanificato dal capitolo finale che sostiene, citando diversi scienziati, che almeno la metà di quanto pubblicato nelle banche dati, siano studi con risultati falsificati ad hoc.

Quindi, ricapitolando: la Medicina non è una scienza; da scienziati è importante mantenersi rigorosamente neutrali, analizzando solo i dati sperimentali, ma gli unici considerati validi sono quelli di Montanari e Gatti e tutti quelli a sostegno dei no-vax, perché per gli altri ci lasciamo il beneficio del dubbio (ricordiamoci dei risultati falsificati apposta dalle grandi imprese farmaceutiche); la specializzazione, nonché l’approfondita preparazione dei medici contemporanei rispetto a quella di almeno 40 anni fa, risulta deleteria ai fini dell’elaborazione di una diagnosi; l’autismo può essere diagnosticato da chiunque; è inutile somministrare vaccini a bambini del Terzo Mondo immunodepressi a causa della malnutrizione (ma non sarebbe peggio per loro il dover affrontare la malattia stessa?); non sappiamo se la presenza di queste nanoparticelle dentro ai vaccini possano causare dei danni agli organi, però vogliamo comunque mettere la pulce nell’orecchio; le nostri fonti risalgono a studi anche di 30 anni fa…ecc..

Mi sarebbe piaciuto un maggior approfondimento sui campioni raccolti: provenienza, numero di lotto, maggior spiegazione dei risultati. Cosa provoca sicuramente la presenza di queste particelle nel nostro organismo? Inoltre, trovare anche qualcosa di positivo scaturito dalla presenza dei vaccini, avrebbe reso davvero neutrale la loro posizione permettendo al lettore di analizzare davvero pro e contro della questione. Valutazione? 2.5/5.

Vi ringrazio per la lettura dell’articolo, vi auguro una buona lettura del libro, che comunque consiglio per quanto ho trovato di interessante… 🙂

“E’ un dato di fatto che l’introduzione di un determinato vaccino possa coincidere con l’aumento di casi di altre malattie o anche della malattia stessa.” Vaccini Sì o No, S. Montanari e A. M. Gatti