Questa sera ho deciso di parlarvi di un libro che da adolescente mi era piaciuto molto; un romanzo ambientato nell’Olanda del XVII che mischia un po’ di personaggi reali, con vicende immaginate dalla scrittrice.
Sto parlando de La Ragazza con l’Orecchino di Perla di Tracy Chevalier.

L’autrice prende ispirazione da un quadro del famoso pittore Johannes Vermeer, che si intitola “La Ragazza col Turbante” e immagina la storia dietro quel volto giovanile e stupefatto, la cui vera identità non è mai stata scoperta.
Perché tanto scalpore dietro questo quadro? Ho fatto una piccola ricerca:
-Prima di tutto perché a quei tempi le perle erano molto rare e averne una di quelle dimensioni sembra quasi surreale.
-Lo stesso orecchino è in contrasto con l’abbigliamento umile della fanciulla: se era di bassa estrazione, come mai portava un orecchino, per altro pure costoso?
-Altro punto è la sua bellezza fuori dal comune: pelle candida, labbra carnose rosso fragola e viso angelico. Sembrerebbe quasi una creatura mitologica, come una musa, ma non c’è nulla nel dipinto che dia indicazioni di un qualche simbolismo al quale voleva riferirsi il pittore.
Tracy Chevalier le ha dato il nome di Griet, un’adolescente di bassa estrazione che viene assunta come domestica proprio nella casa del famoso pittore. Qui, però, non avrà vita facile: deve fare i conti con una suocera scaltra, una moglie gelosa e sei figli viziati. Come se non bastasse, pare che tra lei e Johannes nasca una certa complicità, come se lei fosse l’unica in grado di capire il suo senso artistico.
Chiaramente si tratta di una storia inventata, ma l’autrice è stata capace di descrivere con sapienza il contesto storico, catapultandoci in un’epoca dove la divisione delle classi sociali era molto evidente e una ragazza così giovane, a maggior ragione se di bell’aspetto, poteva solo sperare di trovare un buon partito, prima che qualche marpione potesse rovinarla per sempre.
Griet, nonostante la sua età, si dimostra comunque molto astuta e non si fa mettere i piedi in testa da nessuno: è lei che prende le decisioni più giuste per sé stessa, salvandosi in curva con le sue sole forze. L’innocenza del volto è tutta apparenza, quindi: dietro quello sguardo, c’è molto di più, una sorta di potere seduttivo celato con sapienza.
Conservo davvero un piacevole ricordo di questo romanzo, ecco perché ve lo consiglio. Voto 4/5.
Ah, ho visto anche il film, ovviamente. Colin Firfth neanche lo commento perché il ruolo era semplicemente perfetto per lui! La Johansson, o meglio, la sua doppiatrice, mi ha fatto venire l’ansia con tutti quei sospiri inutili. In pratica il suo copione per il 70% era costituito dal respiro ansimante, giusto per rendere la scena carica di tensione. L’ANSIA PROPRIO!
“La vita è una cosa assurda. Ma se si vive abbastanza a lungo, non ci si sorprende di nulla.” La Ragazza con l’Orecchino di Perla, T. Chevalier