Quest’estate per le vacanze mi sono recata per un paio di giorni nella bellissima Firenze, una città che desideravo visitare da tanto tempo. “Ma che c’entra con questo grande classico?”, direte voi giustamente. In effetti nulla, dato che stiamo parlando di due ambientazioni diverse, dove la Deledda descrive in maniera a dir poco magistrale una spettacolare Sardegna rurale di più di un secolo fa. Il fatto è che proprio al Libraccio vicino alla Cattedrale di Santa Maria del Fiore ho trovato un’offerta pazzesca sui grandi classici.
Fosse per me ne avrei presi a decine, ma siccome mi aspettavano ancora altri giorni di vacanza e non era il caso di sperperare tutto in una volta, ho optato per Deledda e Flaubert (Madame Bovary). Per altro questa collana di Crescere Edizioni mi piace molto, sia per la copertina, sia per il segnalibro staccabile in fondo al volume.

Alla fine ho scelto di recarmi nella Sardegna deleddiana, dove le vicende delle tre sorelle Pintor si mescolano ad un paesaggio contadino, nel quale si scoprono antiche tradizioni e credenze magiche popolane. Il vero protagonista alla fine è il fedele servitore Efix, rimasto ancorato a questa famiglia, nonostante il prestigio decaduto come il rudere che ancora abitano. La sua devozione per loro è così sconfinata che non se la sente di ricordarle i pagamenti che ancora non ha ricevuto. Ma è anche vero che dentro di sé nasconde un oscuro segreto, che lo spingerà ad intraprendere una sorta di percorso di espiazione.
Le tre sorelle Pintor dal canto loro, sono delle zitelle di età non ben definita ed estremamente diverse l’una dall’altra. Ognuna rappresenta simbolicamente un’inclinazione umana differente: Ruth, nonostante sia la maggiore, appare sempre calma e assertiva, lasciandosi trascinare dalle scelte delle altre. Ester è come una mamma, sempre paziente e amorevole, mostra una particolare devozione religiosa e viene presentata con l’inconfondibile scialle sulle spalle, che sistema di continuo. Poi c’è Noemi, la più giovane dalla risposta sempre pronta e cinica. Fra le note viene definita come la donna del ricordo e del rimpianto, e questa cosa mi ha colpito molto, come se in qualche modo la capissi più delle altre.
Noemi mi ha dato l’impressione di essere una donna indurita da una vita difficile, che ormai non si illude più di niente, lasciando ampio spazio al cinismo. La sua ironia amara viene spesso interpretata come una sorta di cattiveria, quando in realtà penso sia questione di autodifesa. Il fatto che si perda sempre nei ricordi, rimuginando in continuazione, è un atteggiamento in cui mi sono ritrovata: sai che ti fa del male, ma lo fai lo stesso perché appena ti ritrovi sola con i tuoi pensieri è la cosa che ti riesce più facile. In qualche modo si cerca di dare un senso anche a ciò che è stato.
E così mi sembra di vederla la giovane Naomi seduta a cucire con il viso corrucciato, mentre pensa ad un passato che potrebbe solo farle del male. Nonostante la sua età, si sente già vecchia, perché sostanzialmente si sta consumando da sola.
È l’unica che si oppone all’arrivo del nipote Giacinto. Eh sì, non l’ho detto: le Pintor erano quattro! Lia è la sola che è riuscita a scappare da una vita in catene, chiusa in casa a fare la serva insieme alle sorelle per volere di un padre molto geloso. Lia probabilmente ci ha visto lungo e ha deciso di fuggire, prima di appassire come le altre. Così è partita, si è sposata e ha avuto un figlio. In contesti come questi, non mi stupisce che chi fugge da una condizione difficile, invece di accettarla con un sentimento arrendevole, viene mal visto e detestato. Tutto ciò che è legato a Lia, infatti, Giacinto compreso, è visto come una fonte di presagio.
Un destino al quale comunque nessuno può sfuggire: “Siamo come canne al vento”, afferma lo stesso Efix più volte nel romanzo.
Al di là dell’analisi dei personaggi, consiglio vivamente la lettura di questo grande classico anche per la maestria nella narrazione di Grazia Deledda (non a caso è un premio Nobel), capace di narrare come se si stesse leggendo una lunga poesia. Uno stile che culla da inizio a fine pagina e ci immerge nella bellissima Sardegna di un secolo fa, ricca di magia e tradizioni.
Ci sarebbe tanto altro da dire, ma non posso tenervi incollati al mio blog per ore! Ammesso che abbiate avuto la pazienza di arrivare a fine pagina… 😛
Voto 5/5
Julia
Mi hai fatto incuriosire…mi sa che devo leggerlo. Ricordo lontanamente solo alcuni brani letti a scuola…
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Anche io avevo letto qualche brano a scuola, ma poi è finito nel dimenticatoio. L’ho voluto leggere dopo aver letto la recensione di un utente su Facebook 😊
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