La Lettera – K. Hughes

Giorni fa ho finito di leggere un romanzo che ormai mi portavo dietro da troppo, non perché fosse diventato pesante, ma per mancanza di tempo.

Si tratta de La Lettera di Kathryn Hughes, definito in alcuni siti di recensioni come un caso editoriale mondiale, avendo scalato in breve tempo le classifiche di tutto il mondo. Sarà, ma a me pare di non averlo mai visto nella top 10 dei libri più venduti…

Anzi, sinceramente sono stata spinta a dare un’occhiata alla quarta di copertina perché mesi fa l’avevo trovato in offerta a cinque euro.

Insomma, viste queste premesse sembra che stia per parlare di un romanzetto poco piacevole, valso i soldi che ho speso.

E invece no! Almeno, non del tutto…

Partiamo dalla trama: la protagonista è Tina, una giovane donna che vive una vita infelice con un marito violento. Tutti i sabati lavora al charity shop, dove vengono raccolti e venduti abiti usati e proprio qui, in un vecchio cappotto, trova una lettera d’amore mai spedita di un certo Billy, indirizzata ad una Chrissie. Inizia così la ricerca di Tina per trovare la destinataria e consegnarle ciò che avrebbe dovuto ricevere più di trent’anni prima.

La storia in sé è carina, anche se non stiamo parlando di un prodotto originale: possiamo dire che ci sia qualcosa di già visto e sentito, anche nella struttura, dove vengono alternati più punti di vista (sempre in terza persona), fra presente e passato. È un sistema che ultimamente sto riscontrando in molti romanzi contemporanei: sembra che la classica concatenazione lineare ormai sia passata di moda.

Perciò, nonostante si abbia la sensazione di leggere qualcosa di ripetitivo, le pagine scorrono velocemente senza accorgersene e i passaggi temporali non disturbano, poiché si prendono tutto lo spazio necessario per abituarsi e orientarsi al nuovo protagonista.

Per quanto riguarda le note dolenti, ci sono alcune cose che personalmente non ho apprezzato.

La storia d’amore fra Billy e Chrissie è abbastanza scontata e stucchevole: lui playboy-bisteccone-superbonazzo che si innamora della ragazza timida e introversa. Dove l’avevo già sentita? Ah sì, praticamente in ogni singolo teen movie americano!!! Un po’ di fantasia, suvvia! La scrittrice ha cercato di riscattarsi rendendo la loro storia più triste di quanto ci si sarebbe aspettati.

Inoltre, ho riscontrato alcune ridicole incongruenze nella storia, che mi hanno fatto storcere il naso:

  • Chrissie, figlia di un medico e di una levatrice, è convinta di non poter rimanere incinta in una determinata posizione sessuale. Francamente lo trovo assurdo, anche perché più volte dimostra di avere conoscenze approfondite sulla gravidanza e sul parto, dato che ha aiutato entrambi i genitori nel proprio lavoro. Come poteva non sapere niente riguardo al concepimento?
  • Il personaggio di Tina cambia improvvisamente nel corso della storia: se prima aveva una certa razionalità nella valutazione del comportamento del marito, ad un certo punto diventa improvvisamente ingenua e fa finta di non vedere gli stessi segnali che l’hanno spinta a cercare una via di fuga. Sul finale, poi, torna ad essere come all’inizio. Io capisco che un personaggio debba avere un’evoluzione credibile influenzata dagli eventi, ma cambiare completamente personalità, anche no. E difatti, nel corso della storia arriva a ritenersi lusingata per le scenate di gelosia del marito, convinto che tutti gli uomini vogliano portarsi a letto la moglie. Una dimostrazione d’amore, a suo dire.

Altro punto, farei un minuto di silenzio per uno dei personaggi più spietatamente friendzonati della storia: Jackie, eroe incompreso e mai decantato.

Scherzi a parte, vorrei concludere con una riflessione che ho trovato un po’ triste e fastidiosa (censuro i nomi per evitare spoiler): “A. voleva bene a B. anche se non era suo figlio naturale. Figurarsi quanto avrebbe amato lei quel bimbo che aveva tanto desiderato e portato in grembo per nove mesi.

Questo cosa vorrebbe dire? Che una madre adottiva non potrà mai amare tanto quanto una madre biologica, proprio perché il figlio non l’ha partorito lei?

Lasciatemi dire che si tratta di una considerazione ignorante, scritta da una persona che evidentemente ha dei pregiudizi sulla questione. Basta leggere le testimonianze di chi ci è passato per comprendere che essere genitori adottivi non rende meno capaci di amare un figlio.

Voto 3/5.

Julia

“Adorava le piccole cose. Il debole ronzio di un enorme bombo peloso che svolazzava solerte di fiore in fiore, ignaro che dal suo compito dipendessero le sorti dell’umanità. Il profumo inebriante e la magnifica esplosione di colore dell’aiuola… E poi suo marito che si massaggiava la schiena dolorante mentre concimava le rose senza fiatare, sebbene ci fossero mille altri compiti di cui avrebbe preferito occuparsi.” La Lettera, K. Hughes

Giorno della memoria

Quest’oggi, come moltissimi sanno, si celebra la memoria dei milioni di ebrei che furono sterminati nei campi di concentramento. Una pagina estremamente triste della storia umana, che ci ricorda quanto possa essere spietato e crudele l’essere umano, cosa sia disposto a fare pur di mantenere il proprio potere e controllo.

Il 27 gennaio del 1945 l’Armata Rossa (russa) giunge al Campo di Aushwitz, liberando i superstiti e scoprendo uno scenario raccapricciante di ciò che realmente accadeva al suo interno.

Molte sono le testimonianze che ci sono pervenute, alcune delle quali particolarmente famose e ancora oggi studiate a scuola, come Se questo è un uomo di Primo Levi, oppure Il Diario di Anna Frank.

Purtroppo, non tutti hanno avuto la possibilità di parlarne, perché da quei terribili campi non sono mai usciti. Penso che sia per questa ragione che diversi scrittori abbiano deciso di raccontare fatti verosimili ambientati nel medesimo periodo storico.

Di seguito vi presento alcuni libri a tema che ho letto, che per altro ho già recensito nel blog.

La ragazza della neve di Pam Jenoff. Noa è una sedicenne rimasta incinta dopo aver trascorso la notte con un soldato nazista e, per questa ragione, è stata cacciata di casa. Partorisce in un rifugio per madri, ma il figlio le viene letteralmente strappato dalle braccia, senza che nessuno le dia alcuna spiegazione. Cacciata dal posto, per potersi mantenere decide di lavorare come sguattera in una stazione e proprio qui salva la vita ad un bambino che trova in un convoglio diretto per i campi di concentramento. Fugge nel bosco per evitare di essere catturata, ma la bufera la travolge facendole perdere conoscenza. La troverà Peter, che la porta al circo di Neuhoff, dove dovrà esibirsi al fianco di Astrid, un’artista circense ebrea, costretta a fuggire da Berlino nonostante fosse sposata con un ufficiale tedesco.

Sebbene la storia non sia reale e l’autrice stessa ammette di essersi presa grosse libertà nella descrizione della vita circense durante la guerra, alcuni fatti narrati sono ispirati a testimonianze che le sono state raccontate – o ha scoperto – durante le sue ricerche: amori che sopravvivono nonostante le imposizioni del Reich, il proprietario del Circo Althoff che ha cercato in tutti i modi di dare rifugio a degli ebrei e i convogli pieni di bambini molto piccoli strappati alle loro famiglie.

Ecco la mia recensione: La ragazza della neve

Le ragazze senza nome di Martha Hall Kelly. In questo romanzo si intrecciano le storie di ben tre protagoniste: la prima è Caroline Ferriday, una giovane americana realmente esistita che ha investito le sue ingenti risorse per aiutare i meno fortunati, come gli orfani dei combattenti della Resistenza, arrivando persino a cucire personalmente degli abiti per loro, utilizzando i vestiti del defunto padre. Parallelamente si racconta dell’ambiziosa dottoressa tedesca Herta Oberheuser, alla quale viene affidato un lavoro al servizio del governo, perfetto per abbandonare una vita infelice. La stessa persona che verrà poi processata e condannata al Tribunale di Norimberga per crimini contro l’umanità. L’ultima protagonista è Kasia Kuzmerick, nome di fantasia che rappresenta una delle prigioniere di Ravensbruck, deportata per aver partecipato al movimento di resistenza polacco.

In questo caso si intrecciano eventi reali ad alcuni personaggi immaginari. Ho trovato interessante la scelta di inserire fra i protagonisti proprio Herta, considerata un mostro per la cattiveria con cui ha operato nel campo, della quale l’autrice ha comunque voluto costruire un background. Forse voleva fornire una sorta di spiegazione a tanta malvagità?

Ecco la mia recensione: Le ragazze senza nome

Stella di Takis Wurger. Friedrich è un ragazzo un po’ ingenuo che decide di trasferirsi a Berlino per inseguire le sue ambizioni artistiche. Qui conosce la misteriosa e sensuale Kristin, che lo porta in giro nei locali alla moda e posti nascosti, facendolo innamorare perdutamente. Un giorno, tuttavia, lei bussa alla sua porta coperta di lividi e ferite, confessandogli di non aver raccontato tutta la verità.

Un romanzo che in Germania ha destato molto clamore, in quanto l’autore sembra abbia voluto descrivere il personaggio di Stella come una sorta di vittima del sistema in cui era coinvolta, nonostante la stessa sia ricordata per aver favorito la cattura di numerosi connazionali.

Per la recensione e altre informazioni al riguardo, ecco il link: Stella

I Ribelli di Giugno di Christian Antonini. Di sicuro molti di voi non ne avranno mai sentito parlare, sostanzialmente perché si tratta di una lettura pensata per i più piccoli. Il protagonista è Marian, un tredicenne ribelle che racimola qualche spicciolo facendo affari in giro e ama giocare a scacchi nei giardini della città. Un giorno, però, vede una banda di teppisti pararsi davanti ad una ragazzina e a suo fratello; lei si chiama Arielle, la sua famiglia è ebrea e sta cercando di ottenere un visto al consolato portoghese per lasciare la Francia. Da quel momento la vita di Marian non sarà più la stessa, perché farà di tutto per cercare di fare la cosa giusta.

Anche se le vicende sono inventate, si ispirano alla vera storia del console portoghese Aristides Sousa Mendes che con il suo coraggio salvò la vita a circa 30 mila persone, aiutandole a fuggire per scampare alla prigionia.

Un romanzo che consiglio sia ai grandi che ai piccini. Qui trovi la mia recensione: I Ribelli di Giugno

Queste erano le mie proposte per il Giorno della Memoria del 2022.

Vi saluto con una citazione di Anna Frank:

“La ricchezza, la bellezza, tutto si può perdere, ma la gioia che hai nel cuore può essere soltanto offuscata: per tutta la vita tornerà a renderti felice. Prova, una volta che ti senti solo e infelice o di cattivo umore, a guardare fuori quando il tempo è così bello. Non le case e i tetti, ma il cielo. Finché potrai guardare il cielo senza timori, saprai di essere puro dentro e che tornerai a essere felice.”

Fiverr: per guadagnare online e trovare servizi a poco prezzo

Oggi vorrei parlarvi di una piattaforma di scrittura che ho usato per diversi mesi, una delle tante per guadagnare online sfruttando le proprie passioni/competenze.

Cosa c’entra questo con il blog dedicato ai libri?

Molto spesso l’amore per la lettura e la scrittura vanno a braccetto. Non so quante volte nei gruppi di lettori ho letto di persone desiderose di scrivere, dopo aver trascorso una vita a divorare un romanzo (o saggio) dietro l’altro. Io stessa coltivo entrambe le passioni fin dall’infanzia, ma solo negli ultimi anni sono riuscita a dedicarmici a tempo pieno.

Dunque, lo scorso anno mi era stata consigliata la piattaforma Fiverr da un consulente del lavoro, conosciuto durante un lunghissimo corso di Editing e Correzione di Bozze.

A suo dire poteva essere un ottimo luogo per far pratica, acquisire sicurezza e clienti. E così ho deciso di iscrivermi.

Partiamo dalle basi: cos’è Fiverr?

Come già accennato, si tratta di una piattaforma online, dove chiunque può iscriversi da freelance per offrire uno dei numerosi servizi previsti dal sito. Si crea un profilo, con dei piccoli dati di presentazione, degli annunci chiamati “gig” e, una volta che si viene contattati da un potenziale cliente, tutta la trattativa e commissione avviene lì sopra (dopo vediamo meglio come).

Ma su Fiverr ci si può iscrivere anche da clienti, trovando una vastissima scelta di fornitori di servizi a dei prezzi irrisori.

Come si lavora su Fiverr?

Sei appassionato in uno dei settori indicati nel sito e vuoi iscriverti per lavorare? Ecco come devi fare:

  • Chiaramente bisogna iscriversi e non c’è bisogno di una partita IVA. Basta un nome, un’immagine e una presentazione convincente. Tieni presente che puoi associare account da altri siti, ma non è possibile linkare niente, quindi saranno abbastanza inutili.
  • Lo step successivo è creare una gig, ovvero un annuncio di vendita, che consta in quattro fasi: bisogna scegliere il settore e la lingua di lavoro, i pacchetti dei servizi, un’immagine rappresentativa con una descrizione più articolata di ciò che offri e delle eventuali FAQ da aggiungere (facoltative).

Attenzione! Poiché il sito è americano, in qualsiasi step consiglio di aggiungere la descrizione in inglese, altrimenti si rischia la cancellazione senza pietà della gig stessa: a random il sito seleziona alcuni annunci per un controllo, avvisano di sistemarli senza specificare come (nel frattempo gli stessi vengono oscurati) e poi li cancellano comunque.

  • Di norma un cliente interessato contatta in privato per chiedere informazioni. Nella chat si può inviare una gig personalizzata, con servizi e prezzi concordati insieme.

Se invece dovesse trattarsi di un cliente abituale, è molto probabile che scelga direttamente il pacchetto dei servizi che interessa, facendo partire il countdown per la consegna.

Per esempio: ho inserito un pacchetto standard da 5$ per un articolo fino a 500 parole, scritto e consegnato entro 2 giorni. Non appena un utente lo seleziona, invia le indicazioni su come deve essere svolto il lavoro (argomento, eventuali link di riferimento, parole focus ecc.), poi parte il conto alla rovescia: ho esattamente 48 ore per svolgere il lavoro e caricarlo nell’apposito spazio.

Attenzione! I prezzi da esporre sono tutti in dollari, perciò ti tocca fare due conti in base alla valuta, soprattutto in caso di gig personalizzate. Non solo, evita di inviare dati personali nella chat (anche se privata), altrimenti potresti essere bannato dal sito.

  • Una volta consegnato il lavoro, il cliente ha 3 giorni di tempo per decidere se è soddisfatto e qui si aprono diversi scenari: 1. È contento, perciò completa l’ordine e tu ricevi i soldi nel tuo salvadanaio privato. 2. Non è contento e ti chiede una revisione, da effettuare in poche ore. Al termine bisogna riconsegnare il file corretto. Nella peggiore delle ipotesi decide di annullare l’ordine contattando l’assistenza clienti. 3. Passano i tre giorni, ma il cliente è praticamente sparito, ovvero non ricevi nessun feedback al riguardo. Poco male perché l’ordine si completa in automatico.
  • A questo punto dovresti ricevere una recensione, sperando che sia positiva.
  • Ora hai i tuoi soldi accumulati nel salvadanaio virtuale (vengono caricati in due settimane). Ti renderai conto che non sono gli stessi del costo dell’articolo, ma il 20% in meno (la commissione per il sito). Raggiunti 20$ potrai chiedere di spostarli su un conto personale, che sia Paypal o un conto bancario (in quest’ultimo caso è richiesta la registrazione ad una piattaforma esterna che funge da tramite). Nella conversione in euro dovrai comunque conteggiare un altro 20% in meno!

Quindi, l’articolo da 500 parole è costato 5$ al cliente, ma nel salvadanaio sono stati caricati 4$. Sul conto mi ritroverò 3€.

Attenzione! Lo stesso discorso vale anche per la mancia!

Com’è Fiverr dal punto di vista del cliente?

Vista la convenienza dei prezzi, molti potrebbero decidere di cercare lì sopra qualcuno che possa aiutarli a soddisfare le proprie esigenze. L’offerta è molto ampia, perché i venditori sono numerosi in diversi settori.

Devi tener conto che il prezzo che vedi non è quello che andrai a pagare. Pertanto, se l’articolo costa 5$, in realtà pagherai circa 7€. Non solo, parlando dal mio punto di vista di articolista, fai attenzione alla dicitura “fino a x parole”; ciò significa che potresti pagare con lo stesso prezzo un articolo che ha 800 parole e uno che ne ha 1000.

Oltre a ciò, la piattaforma si paga al momento della scelta del pacchetto e non alla consegna! I soldi vengono congelati dal sito e dati al venditore solo alla conclusione del servizio.

Attenzione! Non tutti i freelance sono onesti e hanno recensioni veritiere. Alcuni scopiazzano il lavoro altrui, rivendono ciò che hanno fatto altri colleghi del settore oppure consegnano un prodotto completamente diverso da quello concordato. Non sempre il servizio clienti interviene in queste circostanze: sul web ho letto tante recensioni negative al riguardo, dove le persone sono state fregate per aver pagato un servizio scadente, senza aver mai ricevuto un rimborso. Per altro, i venditori disonesti difficilmente vengono bannati, soprattutto se fanno guadagnare parecchio a Fiverr.

La mia esperienza da freelance

Ho lavorato per mesi in questa piattaforma e devo ammettere che mi ha aiutato a migliorare il mio servizio di scrittura, ma i guadagni sono davvero infimi se si rapporta all’impegno speso.

Non è tanto per ciò che paga il cliente, ma le commissioni che trattiene Fiverr che, aggiunte al cambio valuta, rendono il lavoro tremendamente sottopagato.

La soluzione più semplice sarebbe quella di alzare i prezzi dei propri pacchetti di servizi, ma ciò risulterebbe deleterio al fine di attirare nuovi clienti, perché la concorrenza spietata proviene dai Paesi più poveri (India, Pakistan, Bangladesh, per dirne alcuni), per i quali 3€ finali di guadagno rappresentano un’ottima cifra.

A ciò si aggiunge una traduzione mediocre della piattaforma, nonostante sia ampiamente diffusa anche in Italia: pur avendo selezionato la lingua madre, alcune diciture rimangono in inglese, rendendo diversi passaggi di offerta dei servizi un po’ difficili da comprendere.

Un altro aspetto negativo è relativo ai dati statistici del venditore: mi è capitato di dover cancellare un ordine perché richiesto da una cliente inglese che non aveva letto bene le indicazioni su ciò che offrivo. Nonostante l’errore non fosse mio, il dato negativo ha abbassato la media della qualità del mio lavoro.

Dopo mesi a regalare soldi a Fiverr, ho deciso di uscirne e offrire gli stessi servizi in autonomia, facendo anche risparmiare i miei clienti; questo perché le persone pagano le reali parole che scrivo e non il famoso “fino a…”. Inoltre, non c’è nessuna commissione extra non preventivata.

Il pacchetto dei servizi è il medesimo:

  • Numero di parole e keywords scelte dal cliente;
  • Revisioni illimitate;
  • Ricerca dell’argomento;
  • Inserimento di eventuali citazioni, fonti e link;
  • Pagamenti sicuri e alla consegna.

IL PRIMO ARTICOLO DI PROVA FINO A 1000 PAROLE È GRATUITO!

Se sei interessato o desideri maggiori informazioni, contattami pure all’indirizzo mail julia.illibroritrovato@gmail.com.

Alcuni pensano che sia più sicuro lavorare su Fiverr, o una qualsiasi altra piattaforma, piuttosto che fuori, anche ai fini fiscali. In realtà spesso è proprio il contrario! Le fatture vengono rilasciate ai clienti quando effettuano acquisti, mentre solitamente i venditori le possono ottenere in caso di Fiverr Business, riservato a grossi team aziendali.

Pertanto da freelance non si avrà un contratto di collaborazione occasionale, un pagamento con ritenuta di acconto oppure una CU nell’anno successivo, nonostante si stia lavorando alle dipendenze di una grossa azienda americana.

Operando fuori dalla piattaforma si può seguire senza problemi la legislazione italiana, rilasciando ricevute firmate per le prestazioni, una volta ottenuto il pagamento chiaramente, eventualmente apportando la marca da bollo.

Per maggiori informazioni ti invito a leggere questo articolo aggiornato alla nuove normative del 2022.

A mio parere, Fiverr resta comunque un buon metodo per ampliare il numero dei clienti, farsi conoscere e arrotondare i guadagni a fine mese (il più delle volte non si raggiungono cifre da capogiro, ma in base al settore si possono ottenere diverse centinaia di euro mensili).

L’hai già provato? Raccontami la tua esperienza 🙂

Julia

Harry potter e il divorzio definitivo tra il film e il libro

Siamo giunti al quarto capitolo – il Calice di Fuoco – della famosa saga di Harry Potter. Cosa bisogna aspettarsi dalla trama? Chiaramente, altro anno e altri modi per cercare di uccidere il protagonista. Questa volta, però, Vold…Colui-che-non-deve-essere-nominato ha nuovi seguaci pronti ad aiutarlo nell’impresa.

Vi risparmio il riassunto, perché dopo oltre 20 anni, numerose ristampe, messe in onda dei film ecc. presumo che conosciate a memoria le trame (come la sottoscritta del resto).

Ricordo ancora la mia reazione quando nel finale ho visto Lucius fra i Mangiamorte:

Per chi non avesse letto i libri, sappiate che dal quarto iniziano sostanziali differenze rispetto al lungometraggio. Capisco le esigenze di trasposizione, ma diciamo che leggendo la storia molti punti diventano molto più chiari. Ecco alcuni esempi:

-All’inizio del film si vede un anziano signore dirigersi verso una vecchia reggia, lamentandosi dei soliti giovani vandali. È chiaro che si tratta di un custode, ma nel libro viene spiegato bene chi sia fin dall’inizio: infatti, quando furono rinvenuti i corpi dei Riddle, fu l’unico sospettato. La dimora dove si trova Voldemort, perciò, è quella del suo padre babbano.

(LA VOSTRA REAZIONE)

-Il torneo Tre Maghi sembra che sia stato organizzato fra Hogwarts e due collegi, rispettivamente di soli ragazzi e ragazze, perché forse aggiungere altre comparse sarebbe costato troppo! E difatti, nel libro viene descritta una popolazione studentesca mista, sia fra i Beauxbatons (francesi) sia fra quelli di Durmstrang (bulgari). Non solo, la bellezza di Fleur trova una spiegazione plausibile: sua nonna è una Veela. E che sarebbe? Direte voi furbacchioni che avete preferito guardare solo i film. Anche questo è spiegato nello stesso volume: possiamo paragonarle a delle ninfee per la bellezza, ma se provocate possono diventare letali (oltre che spaventose). La loro comparsa risale alla Coppa del Mondo di Quiddich, in quanto cheerleaders della Bulgaria.

-La questione di Barty Crouch Jr. a me non è risultata chiara fin quando non ho letto il romanzo: prima di tutto si spiega come abbia fatto a fuggire da Azkaban. Inoltre, si comprendono meglio le ragioni dietro la follia del padre, distrutto dai sensi di colpa per aver contribuito a nascondere un pazzo omicida.

-C’è la questione degli elfi domestici, volutamente cancellati nel film perché i costi della cgi sarebbero stati eccessivi.

Come ci si fa ad affezionare abbastanza a Dobby senza leggersi tutta la saga? Vi ricordate che dal secondo volume è libero grazie ad Harry? Beh adesso lavora dietro compenso ad Hogwarts, ma non è ben visto dagli altri della sua specie che considerano disonorevole tale comportamento. Sarà lui stesso ad aiutare il protagonista a superare la seconda prova e non Neville, come si vede nel film.

Vogliamo parlare di Winky? L’elfa dei Crouch che viene licenziata perché usata come un capro espiatorio che si assuma delle colpe.

-Albus Silente: nel film sembra in preda a crisi isteriche, soprattutto dopo aver tirato fuori dal Calice di Fuoco il biglietto con scritto Harry Potter, mentre nel libro mantiene il suo consueto atteggiamento serafico:

“Harry, sei stato tu a mettere il biglietto?”

“No.”

“Ah okay, tutt’appost!”

Personalmente, nonostante conosca già i film, ho trovato la trama scorrevole e piacevole. Ormai non stiamo più parlando di un romanzo per bambini, ma di una storia più adatta ai ragazzi che comunque continua a stupire per i dettagli interessanti che ha da offrire.

Nel corso degli anni mi sono tenuta volutamente all’oscuro riguardo ad approfondimenti della saga, per mantenere alto l’interesse se mai avessi deciso di iniziare a leggerla. Sì, esatto, appartengo a quella categoria di persone che difficilmente rilegge i libri già letti.

Purtroppo questo espediente non sta funzionando con il quinto capitolo, perché lo sto trovando di una noia mortale. Ma ve ne parlerò meglio in un articolo dedicato.

Voto 4/5.

Julia

“Non è importante ciò che si è esattamente, ma ciò che si diventa” Harry Potter e il Calice di Fuoco, J. K. Rowling