Harry Potter e il Principe Mezzosangue – J. K. Rowling

Finalmente, dopo mesi, ho proseguito con la lettura della saga fantasy più famosa del mondo, in linea con i buoni propositi di cui parlavo in un articolo precedente.

Questa volta, però, ho evitato di usare Audible e mi sono interamente fiondata sulla lettura, trovandola difatti molto più coinvolgente.

E niente, forse Audible non fa proprio per me: mi distraggo facilmente e dopo un po’ mi viene mal di testa.

Comunque, parto subito col dire che chi ha visto solo i film, praticamente si è perso fette importantissime della storia: in questo capitolo, come si suol dire, “i nodi vengono al pettine”, o perlomeno, ci provano.

La trama del lungometraggio è la seguente: Harry inizia il sesto anno e cerca di diventare il cocco di Lumacorno, con lo scopo di ottenere un ricordo fondamentale per sconfiggere Voldemort. Nel frattempo, Ron vince per miracolo una partita di Quidditch e pomicia con Lavanda, che fino a quel momento manco si sapeva chi fosse. Hermione se la prende con lui per questo. Ginny è un po’ una gatta morta. Per darle giusto un pizzico di carattere la fanno urlare prima di un allenamento per zittire la gente ed entrare nella stanza delle necessità insieme ad Harry, al fine di nascondere il libro di Pozioni.

Quando ho letto il libro sono rimasta basita dai cambiamenti, che in alcuni casi hanno proprio snaturato dei personaggi e fatto perdere il senso degli eventi.

Prima di tutto, si spiegano per filo e per segno le origini di Voldemort, perché ha scelto proprio quegli Horcrux e da dove deriva tutto questo odio per chi non è un purosangue.

Dall’altra parte, abbiamo anche la scoperta del nome del Principe Mezzosangue che sappiamo essere stato inventato da un giovane Piton, ma perché proprio queste parole? Anche se non si entra troppo nei dettagli, viene comunque fornita qualche informazione interessante.

Per quanto riguarda i personaggi, mi dispiace tantissimo che quello di Ginny abbia subito un taglio così netto e brutale. È una ragazza astuta, diretta e intelligente, ma nel film non si vede niente di tutto questo.

Chiaramente non è l’unica, ma è quella che mi ha colpito di più. Perché ci sarebbero anche Tonks e Lupin che nei film ricompaiono più avanti, ma qui abbiamo l’esordio della loro storia d’amore.

Ho anche notato che nei film hanno reso più comici alcuni episodi: per esempio, il funerale di Aragog con un Harry esaltato che imita il verso delle acromantule, oppure i goffi tentativi di seduzione di McLaggen ad una cena del Lumaclub, o ancora, lo sguardo da psicopatica di Lavanda dopo esser stata lasciata.

Devo ammettere, però, che il sesto libro mi è piaciuto più dell’Ordine della Fenice; difatti, non mi sono mai annoiata e la lettura scorreva veloce, facendomi ritrovare a sfogliare le pagine anche a notte fonda.

Nel precedente, invece, avevo come l’impressione che la Rowling stesse allungando il brodo inserendo una ripetizione infinita delle attività scolastiche di Harry e i suoi amici.

Consigliato? Ovviamente sì!

Voto 5/5.

Julia

“La grandezza ispira l’invidia, l’invidia genera rancore, il rancore produce menzogne.” Harry Potter e il Principe Mezzosangue, J. K. Rowling

Agatha Raisin La quiche letale – M. C. Beaton

Quest’estate, prima di partire per le vacanze, mi sono piazzata davanti alla mia libreria per capire quale storia mi sarei potuta portare dietro, ovviamente lontana dallo sguardo indiscreto di Guerra e Pace che ancora aspetta di essere finito.

Dunque, per me la libreria funziona un po’ come l’armadio dei vestiti: ho tanta roba, ma non so mai quale tirare fuori.

Le caratteristiche che cercavo erano le seguenti:

  • Qualcosa di leggero, poco impegnativo;
  • Un po’ di humor che non guasta;
  • Copertina interessante.

La scelta è ricaduta su Agatha Raisin La quiche letale di M. C. Beaton, che persino dal titolo fa presagire il tipo di storia che andreste a trovare.

Già tempo fa mi ero scontrata con lo humor inglese grazie a La Sovrana Lettrice di Bennet che, a dispetto delle recensioni, avevo trovato tutt’altro che divertente.

Eppure, questa volta mi sono dovuta ricredere!

Insomma, la protagonista è Agatha, una cinquantenne londinese che ha avuto una carriera brillante come PR, ma ora ha deciso di vendere tutto per trasferirsi nella campagna dei Cotsworlds.

Avete presente quelle casettine carine che si vedono nelle cartoline o nei film tipo L’amore non va in vacanza? Quelle costruite in pietra con giardino fiorito, caminetto perennemente acceso e vicini di casa che ti sorridono sempre.

Ecco, anche Agatha si era illusa di una situazione del genere, salvo poi scoprire che i vicini sono fintamente cortesi e che il suo giardino fa pena perché non viene curato.

Lei non si arrende e pur di entrare nelle grazie dei 4 gatti che vivono in zona, decide di vincere (partecipare non basta) una gara di quiche, nonostante non abbia mai cucinato un uovo al tegamino.

Come se non bastasse, uno dei giudici ci resta secco dopo aver mangiato proprio il suo piatto!

Ovviamente i primi sospetti ricadono su di lei e la sua principale preoccupazione è quella di dover rivelare che la quiche in realtà non l’ha cucinata lei, ma era andata a comprarla in città.

Iniziano così le sue indagini per scoprire chi abbia davvero ucciso il giudice della competizione, attraverso una serie di malintesi e l’incontro con casi umani.

Anche se i colpi di scena non sono poi così tanti, questo libro si fa leggere con piacere perché è davvero divertente.

Agatha è molto lontana dai detective che siamo abituati a conoscere, con la loro eleganza ed incredibile arguzia nello sgusciare fra una prova e l’altra senza alzare un polverone.

Lei no: è scontrosa, diretta, non le manda a dire, se la prende con il mondo intero e ovunque vada combina guai.

Io l’ho trovata semplicemente fantastica e più volte mi ha strappato una risata.

Una lettura consigliata per chi sta cercando un romanzo leggero, divertente e che contenga un pizzico di mistero in stile signora Fletcher.

Fra l’altro, ho scoperto che è il primo di una lunghissima serie che conta una trentina di libri e non sono neanche gli unici scritti dall’autrice.

Difatti, la signora Marion Chesney (1936 – 2019) ha pubblicato decine e decine di libri, alcuni utilizzando il suo vero nome, altri dietro numerosi pseudonimi, come M. C. Beaton, Ann Fairfax, Jennie TremaineHelen CramptonCharlotte Ward, e Sarah Chester.

Una mente a dir poco geniale!

Voto 5/5.

Julia