Harry Potter e i Doni della Morte – J. K. Rowling

Per molte persone, fra cui me, il periodo autunnale/invernale può voler dire solo tre cose:

  • Copertina da divano;
  • Bevanda calda;
  • HARRY POTTER!

Anche se quest’anno il clima non sta facendo molto la sua parte: le piante sono ancora prevalentemente verdi, si sente aria di primavera e c’è gente che sta andando al mare.

Insomma, fatico a credere che tra meno di due mesi sarà già Natale.

Comunque, tralasciando il problema del cambiamento climatico, che meriterebbe lo spazio e le sedi opportune, torniamo al punto Harry Potter, perché finalmente dopo innumerevoli mesi ho finito di leggere la saga.

**Avverto che ci saranno delle anticipazioni sul finale da qui in poi**

Dunque, con i Doni della Morte siamo al settimo anno di scuola e la situazione del mondo magico è piuttosto critica: Lord Voldemort diventa sempre più potente, fa strage di Babbani e di Nati Babbani, raccogliendo anche un esercito costituito da creature poco raccomandabili, come i licantropi.

Harry e i suoi amici ce la mettono tutta per sconfiggerlo, principalmente andando alla ricerca degli Horcrux, ma la morte di Silente ha lasciato più domande che risposte e le piste da seguire sembrano piuttosto confuse.

È inutile dirvi che la storia narrata dal libro per certi versi è molto diversa da quella del film, anche se alcuni episodi sono stati riportati quasi fedelmente. Il problema è che se si guardano solo i lungometraggi restano in sospeso tante domande, fino a rendere alcuni avvenimenti del tutto incomprensibili: come hanno fatto a trovare Harry e i suoi amici nel bosco? Perché Aberforth ce l’aveva tanto con il fratello? Da dove arriva la Pietra della Risurrezione nascosta nel boccino? Chi sarebbe questo R.A.B che ha sostituito il Medaglione di Serpeverde? Ecc.

Uno degli aspetti che mi sono piaciuti di più è la profondità del personaggio di Silente. Sì esatto, Silente, non Piton come ritengono in moltissimi.

Questo perché se fino ad ora abbiamo visto il classico vecchio saggio stile Mago Merlino, qui scopriamo un passato travagliato e delle debolezze umane che lo rendono molto più realistico e interessante. Ci rendiamo conto anche che dietro a quel sorriso serafico nascondeva dei lati oscuri, fino ad apparire un vero e proprio calcolatore nei ricordi di Piton.

E a proposito di quest’ultimo, ho letto spesso commenti che elogiavano la sua caratterizzazione per lo stesso discorso del Preside. Personalmente, ho avuto l’impressione che il cambio di personalità sul finale fosse una sorta di forzatura di trama, il tentativo di inserire un ulteriore colpo di scena e attribuire anche a lui una parte buona. Certo, capisco che il senso sia: la gente non nasce cattiva di suo, ma lo diventa, però Piton era proprio una persona sgradevole, che se la prendeva con chi era più debole come Neville, per sentirsi meglio con se stesso.

Di contro, l’evoluzione di altri è anch’essa degna di nota, come lo stesso Neville che si rivela sempre più coraggioso, andando a ripercorrere le orme incompiute dei genitori, oppure Percy che finalmente si sveglia dalla sua idiozia.

Comunque, anche se ormai i film li so a memoria, la lettura della saga non mi ha annoiata affatto e mi è proprio dispiaciuto finirla.

Inoltre, secondo me quest’ultimo volume è il migliore in assoluto: tralasciando il fatto che lo stile di scrittura mi piace perché scorrevole, penso che concluda degnamente una storia fantasy che ha fatto sognare grandi e piccini.

Prima di leggerlo avevo sentito da parte di molti criticare la fine di Lord Voldemort descritta nel libro in contrapposizione all’epicità del film; onestamente, mi è piaciuta di più la versione della Rowling, perché mi è sembrata più poetica e carica di significato. Il problema di questo mago malvagio, infatti, è sempre stata la sua arroganza, che l’ha spinto a sottovalutare i nemici scavandosi la fossa da solo. E difatti, ad ucciderlo è stata proprio la sua maledizione rimbalzata al mittente.

Forse sarà una di quelle rare volte in cui potrò decidere di riprendere in mano la saga in futuro, per fiondarmi di nuovo in questo mondo magico.

E per inciso, per me la storia finisce comunque qua, senza contare la Maledizione dell’Erede e l’orrido Animali Fantastici che sta deludendo così tanto al cinema, da mettere in dubbio il prosieguo delle riprese. Non che la cosa mi dispiaccia, sinceramente.

Voto 5/5.

“Non provare pietà per i morti, Harry. Prova pietà per i vivi e soprattutto per coloro che vivono senza amore.” Harry Potter e i Doni della Morte, J. K. Rowling

Harry Potter e l’Ordine della Fenice – J. K. Rowling

Finalmente posso recensire il quinto volume della saga di Harry Potter, ovvero L’Ordine della Fenice, considerando che è il libro che mi sono trascinata dietro per più tempo in assoluto!

Questo perché l’ho iniziato su Audible, volendo provare il servizio e optando per una lettura già decantata ed apprezzata: infatti, la narrazione ha la voce di Pannofino, che è come farsi raccontare la storia da Hagrid in persona!

All’inizio lo ascoltavo sporadicamente mentre cucinavo o rassettavo casa (cosa che non sopporto fare), poi ha cominciato a tenermi compagnia nei miei viaggi per raggiungere la famiglia (oltre 200km), mentre mio marito russava al lato passeggero.

Da qui sorse un enorme problema: siccome passavano anche settimane da una sessione all’altra e nel frattempo mi cimentavo in altre letture, alcuni pezzi cominciavo a dimenticarmeli. Ecco che la storia ha iniziato a sembrarmi noiosa, ripetitiva, tirata troppo per le lunghe e monotona…

Così, ad abbonamento Audible scaduto, l’ho messo da parte per riprenderlo giorni fa, peraltro senza ricordarmi a che punto fossi arrivata e difatti, mentre scorrevo le pagine alcune parti mi sembravano familiari.

Sarà perché erano le ultime 200/250 pagine, sarà perché lo stavo leggendo io direttamente, ma mi è sembrato un po’ più avvincente.

Come tutti sappiamo, nel quinto libro c’è la morte di un personaggio molto importante, che nei film si vede poco e niente, mentre qui è parecchio presente nella vita di Harry, rendendo ancora più drammatica la sofferenza di questo ragazzo che aveva appena iniziato a riprendersi dopo aver assistito alla morte di Cèdric.

Inoltre, mi ha colpita la parte che riguarda l’Ufficio Misteri del Ministero della Magia, molto più inquietante rispetto al lungometraggio, che ha ridotto il tutto ad uno scontro durato pochi minuti e in due stanze (più o meno). Penso che se avessero inserito le stesse scene del libro, si sarebbe trasformato in un mezzo horror, fra cervelli vivi, il Mangiamorte con la testa da neonato e l’immagine dell’arco con il drappo che si muove “a cavoli suoi”, mentre si sente bisbigliare.

Altro discorso è la Umbridge che conosciamo tutti con il volto di Imelda Stauton, sempre in rosa confetto, mentre nel libro ha l’aspetto orrido di una rana, indossa abiti di tweed verdi e non ha il collo. Non so per quale motivo, ma leggendo mi sono immaginata una signora grassa e bassa con la faccia di Jabba di Guerre Stellari!

Ultima considerazione, ci sono rimasta male per come la povera Luna venga trattata con sufficienza dai protagonisti, colpevole di avere la testa immersa in un mondo a parte. Voglio dire, passa per Harry che poteva dirsi influenzato da Voldemort, ma gli altri? Che antipatici!

Per tutte le altre differenze con il film, non vi resta che leggere l’Ordine della Fenice!

Tutto sommato, questo volume mi è piaciuto meno degli altri. C’è stato un momento in cui ho avuto l’impressione che la Rowling la stesse tirando un po’ troppo per le lunghe, descrivendo ogni minimo dettaglio della vita scolastica di Harry, senza che accadesse qualcosa di veramente interessante per decine di pagine.

Voto 3/5.

Julia

“Tu non sei una persona cattiva Harry. Sei una persona buonissima, a cui sono capitate cose cattive. E poi il mondo non si divide in persone buone e Mangiamorte. Tutti abbiamo sia luce che oscurità dentro di noi. Ciò che conta è da che parte scegliamo di agire. È questo quello che siamo.” Harry potter e l’Ordine della Fenice, J. K. Rowling

Harry potter e il divorzio definitivo tra il film e il libro

Siamo giunti al quarto capitolo – il Calice di Fuoco – della famosa saga di Harry Potter. Cosa bisogna aspettarsi dalla trama? Chiaramente, altro anno e altri modi per cercare di uccidere il protagonista. Questa volta, però, Vold…Colui-che-non-deve-essere-nominato ha nuovi seguaci pronti ad aiutarlo nell’impresa.

Vi risparmio il riassunto, perché dopo oltre 20 anni, numerose ristampe, messe in onda dei film ecc. presumo che conosciate a memoria le trame (come la sottoscritta del resto).

Ricordo ancora la mia reazione quando nel finale ho visto Lucius fra i Mangiamorte:

Per chi non avesse letto i libri, sappiate che dal quarto iniziano sostanziali differenze rispetto al lungometraggio. Capisco le esigenze di trasposizione, ma diciamo che leggendo la storia molti punti diventano molto più chiari. Ecco alcuni esempi:

-All’inizio del film si vede un anziano signore dirigersi verso una vecchia reggia, lamentandosi dei soliti giovani vandali. È chiaro che si tratta di un custode, ma nel libro viene spiegato bene chi sia fin dall’inizio: infatti, quando furono rinvenuti i corpi dei Riddle, fu l’unico sospettato. La dimora dove si trova Voldemort, perciò, è quella del suo padre babbano.

(LA VOSTRA REAZIONE)

-Il torneo Tre Maghi sembra che sia stato organizzato fra Hogwarts e due collegi, rispettivamente di soli ragazzi e ragazze, perché forse aggiungere altre comparse sarebbe costato troppo! E difatti, nel libro viene descritta una popolazione studentesca mista, sia fra i Beauxbatons (francesi) sia fra quelli di Durmstrang (bulgari). Non solo, la bellezza di Fleur trova una spiegazione plausibile: sua nonna è una Veela. E che sarebbe? Direte voi furbacchioni che avete preferito guardare solo i film. Anche questo è spiegato nello stesso volume: possiamo paragonarle a delle ninfee per la bellezza, ma se provocate possono diventare letali (oltre che spaventose). La loro comparsa risale alla Coppa del Mondo di Quiddich, in quanto cheerleaders della Bulgaria.

-La questione di Barty Crouch Jr. a me non è risultata chiara fin quando non ho letto il romanzo: prima di tutto si spiega come abbia fatto a fuggire da Azkaban. Inoltre, si comprendono meglio le ragioni dietro la follia del padre, distrutto dai sensi di colpa per aver contribuito a nascondere un pazzo omicida.

-C’è la questione degli elfi domestici, volutamente cancellati nel film perché i costi della cgi sarebbero stati eccessivi.

Come ci si fa ad affezionare abbastanza a Dobby senza leggersi tutta la saga? Vi ricordate che dal secondo volume è libero grazie ad Harry? Beh adesso lavora dietro compenso ad Hogwarts, ma non è ben visto dagli altri della sua specie che considerano disonorevole tale comportamento. Sarà lui stesso ad aiutare il protagonista a superare la seconda prova e non Neville, come si vede nel film.

Vogliamo parlare di Winky? L’elfa dei Crouch che viene licenziata perché usata come un capro espiatorio che si assuma delle colpe.

-Albus Silente: nel film sembra in preda a crisi isteriche, soprattutto dopo aver tirato fuori dal Calice di Fuoco il biglietto con scritto Harry Potter, mentre nel libro mantiene il suo consueto atteggiamento serafico:

“Harry, sei stato tu a mettere il biglietto?”

“No.”

“Ah okay, tutt’appost!”

Personalmente, nonostante conosca già i film, ho trovato la trama scorrevole e piacevole. Ormai non stiamo più parlando di un romanzo per bambini, ma di una storia più adatta ai ragazzi che comunque continua a stupire per i dettagli interessanti che ha da offrire.

Nel corso degli anni mi sono tenuta volutamente all’oscuro riguardo ad approfondimenti della saga, per mantenere alto l’interesse se mai avessi deciso di iniziare a leggerla. Sì, esatto, appartengo a quella categoria di persone che difficilmente rilegge i libri già letti.

Purtroppo questo espediente non sta funzionando con il quinto capitolo, perché lo sto trovando di una noia mortale. Ma ve ne parlerò meglio in un articolo dedicato.

Voto 4/5.

Julia

“Non è importante ciò che si è esattamente, ma ciò che si diventa” Harry Potter e il Calice di Fuoco, J. K. Rowling

I rami del tempo – L. Rossi

Fra le piccole gite piacevoli di quest’estate, mi è capitato di recarmi ad una fiera e, per la prima volta, mi sono fiondata sugli stand degli autori esordienti, dove ho acquistato qualche volume e chiacchierato un po’. Fra questi c’era I Rami del Tempo di Luca Rossi.

Dunque, le copertine ben strutturate e i titoli già avevano attirato la mia attenzione. In aggiunta, l’autore, che devo dire è una persona simpatica e alla mano, mi ha fornito una presentazione accattivante dei suoi volumi, esordendo con la domanda presente sulla copertina: “Puoi continuare a vivere sapendo che tutti coloro che ti hanno amata non sono mai esistiti?

Risultato: acquisto dei primi tre volumi!

Avrò fatto bene?

Non potrei rispondere così su due piedi, perché prima vorrei raccontarvi come ho trovato proprio il primo capitolo, che per altro ho appena finito di leggere avvolta dalla densa afa del mio soggiorno.

Partiamo dagli aspetti positivi, che di solito scarseggiano quando i lettori si trovano a commentare i libri di scrittori misconosciuti. I Rami del Tempo mischia vari elementi di magia, passione e intrighi in un universo non ben definito, dove una civiltà viene brutalmente uccisa e la sua memoria sta per essere cancellata definitivamente. I tre abitanti superstiti, ovvero, marito, moglie e una sacerdotessa, hanno il delicato compito di dover scoprire cosa sia successo, nonostante il pericolo che l’orrore possa ripetersi per concludere ciò che era stato iniziato. Dall’altra parte della terra (o mondo? Bho…) il malvagio re Beanor, ormai stufo di vivere da secoli in una terra ghiacciata, ingaggia fior di maghi per oltrepassare le barriere protettive di quelle terre e conquistarle definitivamente.

A parer mio, la trama è abbastanza intrigante, tenendo conto del fatto che il mio bagaglio culturale fantasy è alquanto povero. Tuttavia, le premesse c’erano!

Altro punto a favore è lo stile di scrittura: ripulito da ogni strafalcione, curato e ben strutturato. Scorre molto velocemente, nonostante sia meno accattivante la grafica rispetto ad altri dello stesso genere (una ragazza aveva persino inserito immagini a colori e il nome dei capitoli era riportato anche nella lingua dei personaggi).

Ora, però, veniamo alle note dolenti, che riporto per amore nei confronti della trasparenza di questo blog, pur senza denigrare il faticoso lavoro del sig. Rossi. Ci tengo a precisare che si tratta di opinioni personali, senza nessuna pretesa di farne un’analisi critica alla beta-reading.

1)Prima di tutto, c’è da considerare che su Amazon è venduto nella sezione fantasy e secondo me è scorretto, perché è palese si tratti di un erotico, cosa che ho scoperto leggendolo (sì, lo so, potevo accorgermene prima, leggendo l’ultima frase della quarta, ma tant’è). Chiarito ciò, la mia opinione per forza di cose ne esce influenzata perché non è un genere che mi piace. Nondimeno, ho trovato che anche chi se ne intende non ha apprezzato comunque il tipo di narrazione.

Cosa intendo dire? La componente sessuale è troppo onnipresente, in maniera squallida, pedante e fastidiosa. Il re Beanor vive solo di quello e nei capitoli dove si parla di lui si descrivono solo atti sessuali, ma in sostanza non succede quasi niente di rilevante. Tolti questi episodi ahimè rimane ben poco della trama, che già di per sé procede lentamente e a volte in maniera confusionaria attraverso continui salti nel tempo e nello spazio.

A ciò si lega la visione romantica dell’amore, che non esiste perché tutti pensano solo a fare sesso, relegando il sentimento ad un mero appagamento fisico, senza una minima sfumatura poetica. In sostanza, una persona ama quando vede che l’altra è “bonazza”. Punto.

2) Molti nelle recensioni si soffermano disgustati a contemplare il personaggio di Beanor: ma quello si sa già dalla trama che è malvagio, depravato e inutile. Io, invece, affronterei il discorso della sacerdotessa Miril, seconda in ordine di odiosità: la sua onnipresenza nel rapporto fra Lil e il marito mette solo ansia. Non solo, dietro ai suoi finti modi gentili in realtà si nasconde una personalità calcolatrice ed estremamente egoista, che con furbizia raggira una ragazza ingenua, isolando sempre di più un Bashinoir già sull’orlo dell’esaurimento nervoso.

Ma che senso ha poi preoccuparsi della tua magia, quando siete rimasti solo in tre nella vostra civiltà e sarebbe più logico ripopolarla? C’era già una coppia sposata con intenzioni di avere figli, ma la “saggia” Miril ha ritenuto più importante guadagnarsi la cagnolina da compagnia.

3) L’ambientazione l’ho trovata piuttosto confusa. Apprezzo i libri che inseriscono un minimo di mappa del mondo, dato che si tratta di luoghi inventati di sana pianta. Qui ho fatto fatica ad orientarmi, anche perché mancano anche le descrizioni dei regni: a Isk c’è il ghiaccio, ma poi?

Alcuni hanno criticato anche i troppi salti nel tempo, ma io non credo che siano sbagliati. In fondo si tratta del primo di tre volumi e si sa che tante domande trovano risposta nei successivi libri, quindi ci sta un po’ di confusione iniziale.

Personalmente, però, tornando al discorso di prima, si poteva inserire qualche approfondimento in più sui personaggi stessi (rendendoli più profondi) e sugli ambienti, piuttosto che scene erotiche inutili.

Dopo il mio sproloquio di cui sopra, arriviamo al voto: 2.5/5.

Avrò fatto bene? Il responso ai posteri…

Harry, il ritorno!

Dopo settimane mi accingo finalmente a scrivere una breve recensione sul secondo volume della saga fantasy più famosa del mondo: Harry Potter di J. K. Rowling.

La trama de La Camera dei Segreti è nota a tutti: Harry si trova al secondo anno di magia e stregoneria di Hogwarts, raggiunto non senza impedimenti, che gli sono costati quasi l’espulsione per colpa dell’elfo Dobby. Tuttavia, Harry e i suoi amici cominciano a notare che i compagni di scuola vengono colpiti da uno strano incantesimo, legato in qualche modo all’origine della leggendaria Camera dei Segreti. Come sempre si ritroveranno alle prese con un mistero legato alla magia oscura, per far luce su ciò che sta realmente succedendo e risolvere l’enigma che mette in pericolo tutti.

Quando ho letto il secondo capitolo, ormai avevo già visto il film non so quante volte, quindi posso dire che mi è sembrato abbastanza fedele. Devo ammettere, che avendo ormai la mia breve memoria occupata dalla trasposizione cinematografica, mi risulta difficile ricordarmi eventi essenziali nella narrativa che hanno segnato la linea di demarcazione. Forse, perché in fin dei conti non ci sono. È risaputo infatti che C. Columbus, regista dei primi due, si sia mantenuto abbastanza vicino agli eventi.

Le differenze non sono molte e inoltre, risultano un po’ insignificanti a parer mio. Per esempio, quando Ron e Harry si recano nel bosco alla ricerca di Aragog, vengono scortati di peso insieme al cane Thor e portati dal capo, trovandosi a penzoloni tenuti dalle zampe di ragni giganti. Oppure, nel libro viene spiegato meglio il ruolo di Ginny e il suo rapporto con il diario di Riddle, mentre nel film il collegamento non mi era sembrato così esplicativo. O ancora, la strategia di Harry per liberare il povero Dobby, che prevedeva sempre un calzino, ma usato come sacca per contenere il libro.

Per quanto riguarda lo stile, stiamo ancora parlando di un libro che si avvicina più al mondo fanciullesco, pur senza annoiare e lo dice una che, oramai, la storia dei primi volumi la sa a memoria. È anche vero che lo sprone per proseguire è dovuto alla curiosità di scoprire maggiori dettagli sul passato di Voldermort, Silente o altri personaggi secondari, particolari che si sono persi per strada con i lungometraggi successivi.

Insomma, una storia che a livello letterario ancora non esplode, ma comunque piace. Voto 4/5.

Julia

“Sono le scelte che facciamo che dimostrano quel che siamo veramente, molto più delle nostre capacità.” Harry Potter e la Camera dei Segreti, J. K. Rowling

Harry Potter, ne avete mai sentito parlare?

Ebbene sì, lo confesso. Appartengo a quegli ultimi quattro gatti rimasti sulla faccia della terra che, pur apprezzando la saga del maghetto più famoso del mondo, non hanno ancora finito di leggerla. Però ho iniziato, eh!

La prima volta che ho sentito parlare di Harry Potter, frequentavo le medie e ci era stato assegnato per compito da leggere. Ho confessato alla mia prof di italiano, circa quindici anni dopo e per caso sui social, che non avevo mai assolto al mio dovere! Mia madre aveva comprato il libro che aveva ancora quell’orrenda copertina di Harry con un cappello da topo e un ratto enorme di fianco a lui, su uno sfondo giallo ittero. Nonostante sapessi già di amare la lettura, ogni volta che si presentava una storia fantasy, non venivo attirata per nulla. Preferivo leggere Calvino, rendiamoci conto! La cosa ancora più sorprendente è che mio fratello è stato il primo a leggerlo e anche con un certo entusiasmo (il periodo più prolifico per lui in termini di lettura libera).

Niente, ho dovuto attendere i miei..cof, cof.…27 anni prima di iniziare! Secondo voi mi è piaciuto? Lo dico sinceramente, prima di addentrarmi ne La Pietra Filosofale, avevo delle aspettative altissime. L’entusiasmo è andato scemando, quando mi sono resa conto che è proprio un libro per bambini. Okay, avrei dovuto saperlo, ma mi aspettavo un linguaggio più vicino ai ragazzi. Nonostante ciò, non annoia più di tanto e la narrazione scorre veloce fino alla fine. Niente colpi di scena per me che ho già visto i film 175 volte, ma ero curiosa di capire quanto fosse diversa la narrazione scritta. In effetti, a parte qualche piccola differenza di trama, la parte finale ha acquisito maggior significato: sto parlando delle prove prima di arrivare alla stanza con Raptor. Non sembrano messe a caso come nel film, ma acquisiscono un senso determinato dai professori che le hanno ideate, rispecchiando la loro stessa materia di studio. Fantastico! Peccato che non ci fossero tutte nella trasposizione, ma alla fine della fiera, il regista è stato abbastanza fedele.

Tornando allo stile del primo libro, mi sono chiesta cosa abbia scatenato tanto successo nel pubblico. Sapevate che il manoscritto era stato rifiutato da ben 14 case editrici? Da non credere, vero? A mio parere, la Rowling è stata un genio nel rivoluzionare il mondo della magia, come se fosse un universo reale vicino al nostro, un po’ come nelle storie medioevali. La differenza è che qui ha ricreato la stessa interdipendenza ai giorni nostri. La concezione del mago e della strega è stata stravolta: prima di tutto non ci immaginiamo più vecchi barbuti e saggi (Silente a parte, che conserva il fascino del buon Merlino), spesso antagonisti di ciabatte rinsecchite e crudeli, dedite a magie oscure, ma persone neutrali: entrambi possono essere sia buoni, che cattivi. Tutte le stranezze che ha costruito intorno a queste figure, per dare un senso a questa nuova natura, è semplicemente fantastico. Adesso mi rivolgo agli altri 3 gatti di cui parlavo all’inizio: vi consiglio di leggerlo!

Voto 4.5/5.

Julia Volta

“Le prime vittime sono sempre gli innocenti.” Harry Potter e la Pietra Filosofale, J K Rowling

Saga di Twilight – S. Meyer

Frequentavo ancora il liceo, quando ho sentito parlare per la prima volta di Stephenie Meyer e l’ho scoperta grazie ad una mia compagna di classe che aveva cominciato a leggere la saga di Twilight entusiasta, presentando la storia a me e alla mia amica con occhi sognanti a cuoricino. Non vi nascondo che per un certo periodo anche io mi sono lasciata trascinare dalla corrente Edwardiana, ma non vi preoccupate, sono guarita da anni 😛

Per i pochi individui superstiti al mondo che ancora non conoscono la trama, la storia ruota intorno all’intreccio amoroso fra Bella Swan, un noiosissimo esemplare di essere umano, e il vampiro Edward, direttamente dal sottomondo Abercrombie. Un amore impossibile per certi versi, visti i mondi dai quali provengono, oltre che ostacolato dal terzo incomodo Jacob, più volte friendzonato senza pietà. Insomma una love story tutta adolescenziale, dai tratti fantasy, caposaldo di tutte le saghe amorose vampiresche che esistono oggi, molto meno serie dell’audace Buffy che i vampiri li ammazzava.

La saga, composta da ben quattro volumi, è stata divorata dalla sottoscritta e dalle proprie coetanee nel giro di pochissimo tempo. E con occhi ancora sognanti, abbiamo atteso con trepidazione la scelta degli attori che avrebbero interpretato i ruoli dei nostri paladini. Gli stessi, fra i quali sicuramente spicca Robert Pattinson alias Cedric Diggory, che ancora oggi si rifiuta di parlarne e la considera una storia imbarazzante e a tratti disgustosa (vedi quando Eddy, per salvare Bella va, a dare una leccata alle sue ferite sanguinanti o mangia la placenta), nonostante abbia segnato l’ascesa della sua carriera cinematografica. Non che avesse tutti i torti, eh. Ma cosa c’è che non piace esattamente di questa saga?

Prima di tutto partiamo dai pregi. Nonostante tutti adesso deridano persino i film omonimi, quando era appena uscito, ai tempi che furono, moltissime adolescenti impazzivano letteralmente per queste vicende ed altrettante cercavano di immedesimarsi nella mummia Bella. Per non parlare del fatto che erano nati dei veri propri schieramenti, chi a favore del tenebroso Edward e quelle che apprezzavano il sangue caliente di Jacob. Quando la Meyer ha annunciato che stava riscrivendo la storia dal punto di vista di lui, Midnight Sun, erano tutte impazienti di sapere quando sarebbe uscito. Beh, grazie ad un hacker che ha distribuito nel web ben 13 capitoli dell’opera, le stesse fanciulle hanno dovuto aspettare forse un decennio, facendo in tempo a guarire dall’incanto vampiresco. Devo ammettere, tuttavia, che fra alti e bassi si tratta di un’idea che in origine mi è sembrata davvero originale. Nata da un sogno della stessa autrice, si è sviluppata con ritmo serrato e avvincente, tanto che i libri venivano letteralmente divorati. Mi piaceva molto anche la scelta dei titoli dei vari capitoli, una metafora che anticipava a grandi linee ciò che sarebbe accaduto. Delle copertine davvero studiate, una cosa che ho visto fare poco ultimamente…

Cosa, dunque, mi ha fatto ricredere? Col senno di poi ti rendi conto che la storia con personaggi annessi, fa un po’ di acqua. Per intenderci, negli stessi anni sentivo molto parlare anche della saga di Harry Potter (J.K.Rowling), sempre universo fantasy, ma con valori e intreccio completamente diversi. Cosa insegna Twilight? Il valore dell’amore? Un sentimento profondo e unico riscontrabile solo con un uomo perfetto in tutto, dal fisico al carattere. Non ha niente che non va, nessuna divergenza di opinioni, neanche un difetto. Bella è legata a lui da un amore che gli altri inutili umani non possono capire. Già, un altro punto è la critica a se stessa, perché la ragazza non fa altro che ripetersi quanto faccia schifo in quanto essere destinato a perire, con mille difetti e sfaccettature, con una bellezza neanche lontanamente paragonabile a quella dei vampiri. Per accettarsi deve a tutti i costi diventare anche lei una bambola di marmo. Quindi un continuo rimando a quando sia triste essere semplicemente umani, senza minimamente prendere in considerazione ciò che ha di buono la nostra natura (ognuno con il proprio pensiero e diversità) e quanto sia bello amarsi nonostante tutto, ma mettendo la questione sul mero piano estetico. E che dire dell’amicizia? Non è stata capace di trattare con rispetto manco un amico, ma tutti diventano strumenti per appagare i suoi capricci infantili: per farmi compagnia, perché sono triste e sola come un cane (scusa, Jacob!), perché così convince Eddy a farmi diventare vampiro,ecc…Ciliegina sulla torta poi, l’assurda accondiscendenza dei suoi genitori nell’accettare di vedere una figlia cambiare fisicamente e diventare a dir poco inquietante, senza voler indagare le motivazioni.

Insomma una saga che sicuramente fa o faceva sognare le ragazzine, soprattutto anni fa, quando ancora era considerata originale, dato che il genere era poco diffuso e ha un po’ cambiato la concezione dei vampiri e licantropi. Ma non certo un ricettacolo di significati profondi…! Voto 3/5.

Grazie per aver letto l’articolo 🙂

Julia Volta

“Non ho mai pensato molto a come sarei morta, ma morire al posto di qualcuno che amo è un buon modo per andarmene” Twilight, S. Meyer