Una bambina – T. L. Hayden

In questo articolo vi propongo un altro romanzo di una delle mie scrittrici preferite, nonché una pedagogista famosissima conosciuta come Torey Hayden, del quale ho già esposto un romanzo in precedenza. Questa volta parlo di Una Bambina, una delle storie più famose fra quelle da lei raccontate, ma non molto diffuso in Italia.

Torey Hayden conosce Sheila mentre cura una classe di “bambini speciali”, vittime di abusi fisici e sessuali, oppure con ritardi neurologici o determinate patologie psichiatriche. A metà anno scolastico, quando fra loro si è già instaurato un meccanismo di discreto miglioramento, entra in classe Sheila, in stallo temporaneo, in attesa che si liberi un posto nell’ospedale statale al quale è destinata. La bambina è accusata di aver legato a un palo e dato fuoco ad un bambino, perciò è sotto processo. Nonostante un inizio altalenante, Torey la prende a cuore scoprendo delle doti matematiche e dialettiche sorprendenti, con un quoziente intellettivo superiore alla norma, nonostante si tratti di una bambina trascurata fin dalla tenera infanzia. Difatti è figlia di una quattordicenne che, dopo quattro anni, decide di abbandonarla sul ciglio della strada portandosi via il fratello minore. Al tempo delle vicende vive in una baracca con un padre perennemente ubriaco, che l’accusa continuamente della fuga della moglie.

Come sempre parliamo di storie forti, raccontate in maniera lineare, chiara e coinvolgente. Uno stile tipico della Hayden che apprezzo tantissimo, che ci fa conoscere i casi difficili che ha dovuto affrontare, non con l’occhio asettico di chi descrive una situazione clinica complicata solo dal punto di vista scientifico, ma con la passione profonda per il suo mestiere, che numerose volte l’ha portata a guardare ben oltre le apparenze, consentendole di dare una speranza in situazioni nelle quali ormai nessuno se l’aspettava. Per me voto massimo. E’ stato il primo libro che ho letto dell’autrice, assegnato dalla mia professoressa alle superiori. Da questo, gli altri li ho cercati in successione.

ATTENZIONE: SPOILER IN QUESTO PARAGRAFO!!!! Per quanto Torey ce l’abbia messa tutta per aiutare la povera Sheila, purtroppo i risvolti delle vicende non sono stati così rosei come ci si aspettava. Proprio quando la piccola stava facendo enormi progressi e sembrava stesse ritrovando una sorta di tenue serenità, subisce violenze sessuali dallo zio appena uscito di prigione. Uno strazio e l’ennesima ingiustizia nei confronti di una bambina già vittima di abusi a causa della negligenza paterna. Alla fine del romanzo viene affidata alle cure di assistenti sociali, se non ricordo male. La scrittrice ha raccontato il seguito della sua storia, riprendendo contatti con lei diversi anni dopo e scoprendo che il suo destino le ha serbato altre batoste. Già da adolescente, comunque, si intravede l’indole forte di Sheila, decisa a prendere in mano le redini della sua vita e fare tutto ciò che desidera, senza assecondare le aspettative degli altri, nemmeno dell’amata Torey che, considerata la sua straordinaria intelligenza, in lei aveva riposto aspettative molto più elevate. Comunque alla fine del libro non si può non rimanere sconcertati di fronte ai numerosi strafalcioni di diversi personaggi, le cui conseguenze si sono riversate su una bambina di 6 anni, vista come un mostro, quando in realtà era il prodotto della mancanza più totale di amore.

Dal sito ufficiale dell’autrice, si apprende il destino dei protagonisti di questo libro, Sheila compresa, che attualmente vive con gli amati cani e gatti, lavorando in un ristorante e dedicandosi alle cause sui diritti degli animali.

Per chi volesse conoscere il seguito di questo libro, consiglio la lettura de La Figlia della Tigre.

Vi ringrazio per aver letto l’articolo, vi auguro una buona lettura dei libri 🙂

“In questi bambini c’è di più. C’è il coraggio. Mentre la sera siamo davanti al telegiornale, a sentire di nuove, emozionanti conquiste in qualche terra lontana, perdiamo i veri drammi che si vivono intorno a noi. È un peccato, perché lì c’è più coraggio che da ogni altra parte. Alcuni di quei bambini vivono con tali incubi e tali ossessioni, nella loro testa, che ogni movimento si carica di straordinario terrore. Alcuni vivono a contatto con una violenza e una perversione che le parole non possono descrivere. Ad alcuni non viene nemmeno concessa la dignità che si concede agli animali. Alcuni vivono senza speranza. Eppure resistono. Quasi tutti accettano la loro vita, non conoscendo altro modo di vivere. Questo libro racconta di una sola bambina. Non è stato scritto per evocare pietà. Ne per elogiare un’insegnante. E neppure per deprimere quelli che hanno trovato pace nel non sapere. Questo libro è una risposta a chi mi chiede se non è frustrante lavorare con i malati di mente. È un’ode all’animo umano, perché questa ragazzina è come tutti i miei bambini. Come tutti noi. È una sopravvissuta.” Una bambina, T. Hayden

Come in una gabbia – T. L. Hayden

Il titolo di oggi appartiene ad uno dei miei autori preferiti. Si tratta di Come in una Gabbia, scritto da Torey Hayden e pubblicato dopo il successo di Una bambina, il caso sconvolgente della piccola Sheila, accusata di aver dato fuoco ad un bambino.

Come in tutti i suoi libri, si parla purtroppo di storie reali, casi estremamente difficili affidati alla nostra insegnate. In questo in particolare, il protagonista è Kevin, un adolescente muto da anni che, dietro al suo atteggiamento diffidente e schivo nei confronti del resto del mondo, nasconde una profonda sofferenza. La Hayden ci racconta il percorso difficile intrapreso, le scoperte dietro al caso, la sua analisi di quello che viene definito clinicamente “mutismo selettivo”, ma non con un occhio freddo da chi sta al di fuori e vede il bisognoso come un altro caso da descrivere, piuttosto facendoci coinvolgere in un’altra storia triste che rincorre continuamente il filo della speranza. Poiché si tratta di libri che spesso vanno indagare realtà al limite dell’inverosimile, per quanto siano orribili, consiglio ai più sensibili di evitare la lettura. In ogni caso, amo il modo in cui questa autrice espone le esperienze che le hanno fatto guadagnare l’appellativo di “maestra dei miracoli”. Il mio voto è 5 su 5.

ATTENZIONE SPOILER IN QUESTO PARAGRAFO!!! Per quanto alla fine del libro sia rincuorante vedere come Kevin, in qualche modo, abbia mosso i primi passi verso una vita più serena, come in ogni libro della Hayden, rimane sempre l’amaro in bocca. Quando ho letto la storia di questo ragazzo, non nascondo che la realtà cruda di ciò che ha vissuto, mi ha fatto stare male per settimane. E non mi sono nemmeno capacitata di come certi individui possano nuocere e rovinare a tal punto una vita innocente, senza poi subirne il minimo di conseguenze. Anzi, ad un certo punto si apprende che la madre di Kevin ha persino messo al mondo un altro figlio con quell’individuo. Ora, non voglio dilungarmi su temi come il ribellarsi di fronte a certe condizioni di vita, perché si aprirebbero fascicoli e non è questo il luogo adatto, tuttavia, per quanto sia banale ammetterlo, è triste e assurdo come delle scelte sbagliate possano distruggere intere vite. Non sapremo mai se la sorella di Kevin sia morta davvero uccisa brutalmente dal patrigno, se alla fine il suo fratellino abbia avuto una vita migliore, se la madre abbia trovato il coraggio di andarsene,…l’unica certezza è che da tutta quella cenere, può sempre nascere la speranza e Kevin è stato uno di quelli che ha avuto la forza di ricominciare, anche se con difficoltà e a piccoli passi. Navigando su internet si apprende infatti che oggi è felicemente sposato e ha anche un figlio.

Per chi volesse conoscere altri suoi casi e, quindi, leggere altri suoi libri, vi consiglio Figli di Nessuno, Bambini del Silenzio e La Figlia della Tigre che sarebbe il seguito di Una Bambina. Vi auguro una buona lettura 🙂

“Zoo Boy. Le gambe del tavolo erano le sbarre della sua gabbia. Si dondolava, con le braccia sopra la testa, come a proteggersi. Avanti e indietro, avanti e indietro. Un’assistente lo spronava a uscire da sotto il tavolo, ma senza risultato. Lui si dondolava, avanti e indietro, avanti e indietro. “Lo guardavo standomene dietro uno specchio-finestra. “Quanti anni ha?” chiesi alla donna che era alla mia destra. “Quindici.” Non si poteva dirlo più un ragazzo. Mi appoggiai contro il vetro, per vederlo meglio. “Da quanto è qui?” domandai. “Quattro anni.” “Senza mai parlare?” “Senza mai parlare.” La donna alzò gli occhi a guardarmi, nella tetra oscurità di quella stanza dietro lo specchio. “Senza mai far sentire il suono della sua voce.” Come in una Gabbia, T.Hayden

Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte – M. Haddon

Quando andavo alle superiori, mi ricordo che fra i libri assegnati c’era Lo Strano Caso del Cane Ucciso a Mezzanotte di M.Haddon, forse da leggere per Pedagogia, ma ora non ricordo. A quei tempi non l’ho preso in considerazione e ho letto altro, ma un paio di anni fa, presa dalla curiosità, ero andata a cercare la lista dei migliori 100 libri e ne avevo trovata una della BBC. Fra questi compariva il romanzo in questione, così decisi di comprarlo e scoprire perché ha fatto tanto successo.

La storia penso la conoscano in molti: il protagonista è Christopher Boone, un quindicenne affetto dalla sindrome di Asperger, una forma di autismo che non gli permette di entrare in relazione con gli altri. Per questo non vuole essere toccato, detesta il giallo e il marrone, non comprende le espressioni del viso delle persone… In compenso eccelle in matematica e astronomia e ama moltissimo i romanzi gialli. Quando scopre il cadavere di Wellington, il cane della vicina, è intenzionato a risolvere il caso in pieno stile Sherlock Holmes per poter scrivere un libro. Ma questa sua indagine lo porta a scoprire segreti ben più profondi.

Mi unisco senza riserve al coro di coloro che considerano il libro avvincente e fantastico. La storia è interamente scritta dal punto di vista del protagonista e questa la considero una mossa geniale, perché quella che poteva sembrare una banale indagine di un ragazzino appassionato di gialli, diventa un percorso molto più complesso dove lo stesso Christopher è costretto ad affrontare le paure della sua sindrome. Ma non solo, con il suo sguardo sul mondo notiamo con stupore che persino coloro che sono considerati “normali”, alla fine hanno comportamenti insoliti. Otteniamo così un punto di vista sulla vita unico, insolito, dove a tratti ci sentiamo persino protagonisti, perché Chris non sembra poi così diverso da noi: a volte sembra l’esasperazione dell’unicità di ogni essere umano. Per me è un bel 5 su 5. E se mai voleste leggerlo vi consiglio di dare un’occhiata alla prefazione dell’autore, giusto per poter capire meglio l’intento dello scrittore facendovi addentrare nella profondità della vicenda. Questa volta non mi esprimo nemmeno sul finale, lascio a voi il piacere totale della scoperta.

Vi auguro una buona lettura 🙂

“Quelli che vanno nella mia scuola sono stupidi. Solo che non mi è permesso dirlo, anche se è vero. Vogliono che dica che hanno delle difficoltà nell’apprendimento o hanno delle esigenze particolari. Il termine tecnico esatto è Gruppo H. Questa sì che è una cosa stupida, perché tutti hanno problemi nell’apprendimento, […]” Lo Strano Caso del Cane Ucciso a Mezzanotte, Mark Haddon