Comincio subito col dire che questo libro mi serve da monito: devo smetterla di comprare compulsivamente quando vedo lo sconto 2 x 9,90€, perché tante volte pur di scegliere il secondo titolo, comincio ad utilizzare criteri di scrematura ridicoli.
In questo caso, ciò che ha attirato la mia attenzione è stato il gatto sulla copertina, perché io amo questo animale e mi scioglie più del cane. LO AMMETTO!!!
“Ma com’è che come immagine di copertina hai un cane?”
Ecco, fra i tre (due gatti e un cane), lei è stata l’unica che si è prestata a farsi fotografare, ben sapendo di essere bella e fotogenica. Gli altri due al massimo annusano il cellulare oppure si voltano di spalle con fare annoiato.
Dunque, adesso capite perché con gioia infantile io abbia deciso di cimentarmi in una lettura dal titolo “Il gatto che insegnava a essere felici” (di Rachel Wells)! Ma è stato un grosso errore e fra poco vi spiego perché…

Il libro fa parte di una serie ed è tutta incentrata sul micio Alfie, un certosino che di mestiere fa il portinaio di Edgar Road, perché è incredibilmente impiccione, con la scusa di voler aiutare le persone ad essere felici.
Dopo che ha aiutato Claire e Jonathan a sposarsi, ora si presenta una nuova avventura carica di mistero: nella via è arrivata una famiglia molto riservata e asociale, che fa di tutto per tenere tutti alla larga, destando non pochi sospetti sui loro affari.
Persino la loro gatta Palla di Neve si mostra scontrosa e diffidente, ma Alfie è colpito dalla sua bellezza e non riesce a fare a meno di importunarla.
Le premesse non erano male e la scelta del protagonista era originale, ma… Niente! Per me è un libro tremendo, scritto male e fin troppo lungo. Giunta alla 328esima pagina, dopo che mi è venuto il diabete a furia di leggere frasi melense da biglietti delle elementari, ho capito che l’autrice è una pancina e del mondo dei gatti sa ben poco.
Per prima cosa ci tengo a ribadire che i romanzi leggeri, quelli con gli happy ending scontatissimi, generalmente non mi dispiacciono perché mi mettono di buon umore, ma qui a parer mio siamo ben oltre la decenza. Fra le chiusure di capitolo tutte uguali del tenore “Che bello essere circondati da tanto amore ecc.” (originalità, scansati proprio), ho notato però un messaggio che secondo me è pericoloso e assurdo da sostenere nel 2023, ovvero che la VERA felicità si ottiene solo con figli. Non è un caso che tutte le scene della Mulino Bianco coinvolgono solo persone che hanno almeno due bambini o comunque desiderano averne.
**Attenzione, qui parte l’anticipazione sul finale**
Il culmine di questo pensiero è stata la frase infelice di Alfie, dopo la scoperta della gravidanza di Claire: “Saremmo diventati una vera e propria famiglia!“. Un concetto che viene ribadito più volte, anche in modo sottinteso. Quindi, sappiate che se non avete figli, non siete davvero una famiglia…
Come se non bastasse, l’autrice ha un livello di conoscenza dei gatti che si ferma al cartone animato di Tom&Jerry, perché ad Alfie piacciono tutte le cose che generalmente i gatti detestano e non sono io la sig.ra Nessuno a dirlo, ma i numerosi articoli scritti da esperti sul comportamento di questo meraviglioso felino, che la Wells evidentemente si è dimenticata di guardare.
Per esempio, i gatti non sopportano il caos e per questo tendono a trovare un posto sicuro quando la loro casa è particolarmente affollata. La loro natura è predatoria, molto curiosa, ma anche piuttosto diffidente e difficilmente si farebbero avvicinare da qualcuno. Quando soffrono poi, diventano tremendi!
Inoltre, non sopportano essere maneggiati e toccati di continuo, per questo molto spesso tollerano poco i bambini, perché essendo piccoli ancora non capiscono i loro limiti. Una grossa differenza rispetto a molte razze di cani, che hanno una pazienza infinita e amano giocare con gli umani a qualsiasi età.
Io comunque capisco che il libro doveva avere un tono leggero, quindi non è che si pretende un trattato sul comportamento dei felini, però mi è sembrata un’occasione sprecata, considerato il protagonista così insolito.
Penso che con questa serie mi fermerò qui. Addio, Alfie… Preferisco i miei gatti.
Voto 1/5.