Marta nella corrente – E. Rausa

Il libro di cui vado a parlare in questo articolo l’ho conosciuto per passa parola, dato che una mia amica è stata alunna dell’autrice. Si tratta di Marta nella Corrente, romanzo di esordio della prof.ssa Elena Rausa, pubblicato in brossura da Beat Editore.

Ci troviamo in Italia nel 1982, durante i festeggiamenti per la vittoria della nostra nazione, quando Bruna Fantini perde la vita in un incidente d’auto lasciando sola a casa la sua bambina Marta. La piccola viene affidata in un primo tempo al nonno e poi anche alle cure della psicologa Emma Donati. Con questo caso, di fronte all’evidente senso di colpa di Marta per la perdita della madre, Emma dovrà fare i conti con il dolore del suo passato, affrontando una sofferenza che risale alla sua prigionia ad Aushwitz dal quale è sopravvissuta.

Anche qui ritorna il tema della Seconda Guerra mondiale, ma questa volta ripresa attraverso i postumi, come un ricordo che brucia e continua a consumare nonostante sia passato del tempo. Nonostante il gap generazionale, Emma e Marta vivono la stessa sofferenza e hanno bisogno di fare un percorso insieme per poter finalmente voltare pagina, affrontando ciò che le affligge. La lettura di questo libro l’ho trovata molto piacevole e scorrevole: a parer mio, si legge in pochissimi giorni e non è tanto per il numero di pagine, quanto per il fatto che la narrazione prosegue come un fiume di emozioni. Ho avuto come l’impressione che, le parti narrate in prima persona da Marta avessero uno stile di scrittura ancora più semplificato in maniera voluta e, questo, per me è un gran tocco di stile. Secondo me si merita un 5 su 5.

ATTENZIONE QUESTO PARAGRAFO CONTIENE SPOILER! PASSATE OLTRE SE NON AVETE LETTO IL LIBRO! Entrando nei dettagli, dopo che Emma confessa il motivo del suo forte senso di colpa, ho avuto, proseguendo con la lettura, un senso di liberazione, come se da quel momento in poi le vicende diventavano meno pesanti da percepire. Precisamente Emma e Marta non si può dire che abbiano voltato pagina, ma hanno aperto l’armadio per guardare in faccia il proprio scheletro ed evitare di averne paura. Questo rimane sempre lì, ad occupare un angolo oscuro del cuore, ma la disperazione di vivere NONOSTANTE TUTTO alla fine prevale. Perfino Emma, una straordinaria psicologa, si rende conto che, anche se fossero passati altri 100 anni in cui lei avrebbe aiutato decine e decine di bambini, ciò non avrebbe fatto altro che rimandare la sua autoanalisi. Infatti, il suo dolore esplode ad un certo punto e decide di dargli voce. Marta compie questo percorso in un lasso di tempo inferiore rispetto a lei, forse perché bambina, ma alla fine raggiunge lo stesso risultato: si deve vivere comunque.

Se volete acquistarlo su internet lo trovate a circa 15 euro, mentre in libreria da Mondadori l’ho comprato a 9, ma sto parlando di diversi mesi fa. Nel 2018, della stessa autrice, è stato pubblicato il libro Ognuno Conosce i Suoi.

“Adesso tutto questo sembra un secolo fa. Fino a ieri credeva di partecipare a un’avventura che in fondo non richiedeva neppure troppo coraggio. Quando le cose funzionano, non è così importante trovare una coerenza o un senso nelle proprie scelte.” Marta nella Corrente, Elena Rausa

La ragazza della neve – P. Jenoff

Come primo articolo vorrei parlare di una lettura recentissima, scelta da mio marito durante un giro in libreria. E’ vero che è sbagliato giudicare un libro dalla copertina, ma ce ne sono alcuni che ti attirano per una qualche strana ragione. Come se avessero una freccia sopra e ci invitassero a prenderli. Non so come fate voi, ma io di solito quando adocchio un libro eseguo sempre le stesse azioni come fossero rituali: prima esamino la copertina, poi leggo il riassunto che nel 95% delle volte dimentico anche nel corso della lettura dello stesso libro, infine, lo apro e leggo qualche riga in una pagina casuale. Non so perché lo faccio, ma solo quando un manoscritto mi attira anche per come è scritto allora decido di prenderlo. Ad ogni modo, ora passo al libro in questione.

Si intitola La Ragazza della Neve (titolo originale The Orphan’s Tale), scritto da Pam Jenoff e pubblicato in Italia nel 2018 da Newton Compton Editori. So che non è molto sconosciuto, ma mi ha stupito non averlo visto almeno fra i primi letti in Italia, mentre in America è stato un best seller.

La storia è incentrata su due donne: la sedicenne Noa cacciata di casa perché rimasta incinta dopo una notte passata con un soldato nazista, e Astrid, figlia di celebri artisti circensi che, in quanto ebrei, furono costretti a chiudere i battenti proprio mentre la donna si trovava a Berlino, sposata con un ufficiale tedesco. Noa partorisce il bambino in un rifugio per madri, ma le viene strappato dalle braccia dalle infermiere. Cacciata dal posto trova lavoro come sguattera in una stazione e, una notte, salva un bambino da un convoglio diretto ad un campo di concentramento, fuggendo nei boschi. Verrà trovata da Peter, il compagno di Astrid, che la porta al circo di Neuhoff dove le viene offerto un luogo sicuro per vivere in cambio di esibizioni sul trapezio con la stessa Astrid.

Le vicende sono narrate in terza persona, ma l’autrice sposta l’attenzione ora su una, ora sull’altra protagonista facendoci immergere nei sentimenti dei personaggi, nonché le loro angosce e paure. Il circo diventa per tutti un rifugio, una tenue speranza mentre fuori imperversa la guerra. Di questo romanzo ho apprezzato il racconto da un punto di vista differente di un fatto atroce affrontato da numerosi altri scrittori. I rapporti dei diversi personaggi si evolvono col tempo e vediamo le protagoniste maturare nel corso del racconto. Non so se sia una scelta stilistica, ma mi è dispiaciuto non aver trovato maggiori riferimenti storici rispetto all’epoca di cui si sta parlando. I fatti esterni sono appena accennati e molto generici. Forse l’autrice voleva sottolineare come ciò che accadeva nel mondo, non poteva riguardare il circo che sembra vivere come un essere a sé stante fuori dal tempo. Per queste ragioni il mio voto è 4 su 5.

Se volete acquistarlo, oltre che nelle librerie, lo trovate anche su internet a prezzi che non arrivano nemmeno a 5 euro ed è in formato rilegato. Vi lascio anche il link del sito ufficiale della scrittrice per chi volesse saperne di più anche su altri suoi titoli:

http://pamjenoff.com/index.cfm

ATTENZIONE QUESTO PARAGRAFO CONTIENE SPOILER! PASSATE OLTRE SE NON AVETE LETTO IL LIBRO! In linea di massima ho spiegato in generale cosa mi è piaciuto e cosa un po’ meno. Entrando nei dettagli, sinceramente ho trovato più reale la storia d’amore fra Astrid e Peter, due anime perse nel mare di sofferenza che si sono incontrate e restano unite, senza definire la loro relazione per paura di avere ancora qualcosa da perdere. Difatti, una volta che decidono di esporsi, la situazione precipita in maniera drammatica e questo segna per sempre Astrid che rifiuta ogni storia futura. La relazione fra Luc e Noa, invece, mi è sembrata un po’ troppo forzata, come un amore estivo travolgente che vuole illudersi di poter sopravvivere. E, ad un certo punto, quasi stavano per riuscirci se non fosse per la morte improvvisa del ragazzo. Sarò cinica, ma lui era disposto a tutto per qualcuna che conosceva appena e, forse, se n’è resa conto anche la scrittrice che ad un certo punto introduce la stessa perplessità a Noa che, comunque, che io ricordi, non approfondisce con Luc la questione. Per quanto riguarda il finale, direi che sono rimasta sorpresa: per tutto il libro ero convinta che la donna della prefazione fosse Noa, invece, si trattava di Astrid! Infatti, mentre leggevo della morte della ragazza continuavo a dirmi “Ma sicuramente si salva…certo…si salva, vero?”. Un meraviglioso inno alla sopravvivenza dall’inizio alla fine, fra gomitate, compromessi, soluzioni al limite del possibile e amori che nascono in contesti improbabili…

Vi ringrazio per la lettura 🙂

“Rimango pietrificata. Ci sono stati momenti in cui ho visto la morte da vicino – mentre partorivo e la vita sembrava fuggire via rapida dal mio corpo, oppure quando ho trovato i bambini sul treno, e ancora mentre arrancavo nella neve con Theo, pochi giorni fa. Ma ora è più reale che mai, si para davanti a me nell’abisso fra la piattaforma e il suolo.” La Ragazza della Neve, Pam Jenoff